Luciano Spalletti è artefice del percorso magico del Napoli. Il segreto è la grinta e l’atteggiamento giusto non solo in panchina.
Luciano Spalletti è un altro uomo. Visibilmente cambiato da quando, quest’estate, in ritiro, camminava sconsolato a bordo di una bicicletta. Ora l’abbrivio l’ha ripreso, come tutto il Napoli, che rischia seriamente di vincere lo Scudetto con congruo anticipo. Tant’è che, oltre la scaramanzia, c’è già chi parla di festa finale. Spalletti non pensa all’epilogo, ma guarda agli atteggiamenti dei suoi: non mollano mai, non è solo goliardia e felicità. Si tratta di grinta reale, che trasmette lui con gesti facili.
Quasi elementari. Osimhen, per sua stessa ammissione, ha confessato di aver ricevuto strilli vibranti dal campo d’allenamento: Luciano Spalletti suona la carica sempre. Alla faccia dei “Homportamenti” – detto alla sua maniera – da tenere bassi per non fare il passo più lungo della gamba. Il Napoli inserisce la falcata, mette la freccia con merito. Il tecnico di Certaldo non parla, ma arringa: se la scaramanzia resiste, quello che prevale è il pragmatismo.
Luciano Spalletti, rombo di tuono: il segreto per vincere
Allora anche nelle conferenze stampa non lascia sfuggire una voglia di rivalsa: a Roma dava le testate sulla scrivania alle domande inopportune, a Napoli gira con i cornini portafortuna e parla di regali. Ma la realtà è che dietro c’è sudore, voglia e lavoro. Tenere la barra dritta come un condottiero. Si può e lo insegna ai suoi. Non è finita, ancora no. Fino a giugno consapevolezza e disciplina: il primo a entrare e dare tutto è lui in allenamento, con programmi dedicati che vogliono dire aggiornamento costante.

Al punto che la severità a Castel Volturno inizia a essere vista come un vanto: “È normale che ogni tanto serri i ranghi con qualche urlo”, dicono i colleghi del bomber. Segno che Spalletti non è contento finché non arrivano i tre punti. Questa si chiama cultura della vittoria e passa anche dalla mancata rassegnazione e la grinta che non deve mancare mai. A Napoli era un’utopia, ora è normale routine per un successo che, se dovesse arrivare, di normale non ha nulla. A partire dal gioco che propone l’allenatore: quando ha palla il Napoli, Spalletti tace e a urlare – di gioia – è il pubblico.