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Pioli, quando il modello europeo non funziona: i motivi della sconfitta con l’Inter

Pioli contro l’Inter ha perso il suo quinto derby di fila contro Simone Inzaghi ma soprattutto ha puntato sempre sulla stessa tattica.

Perdere una partita alla quarta giornata di campionato, non è certamente un dramma. Perdere però un derby, per giunta per 5 a 1, lo è e se le attenuanti diventano le stesse dei precedenti quattro scontri persi, allora sorge un problema. Tralasciando anche solo per un attimo le spiegazioni post gara di Pioli, che forse avrebbe dovuto fare come Capello nella stagione 1997-98 dopo un Roma-Milan, sarebbe meglio concentrarsi sull’aspetto tattico.

Perché le cinque sconfitte registrate contro la squadra di Simone Inzaghi, a cominciare dal 18 gennaio scorso in Supercoppa Italia fino alla gara di sabato, ha un unico filo conduttore. E quel filo conduttore sta unicamente nel piano tattico. Soffermiamoci intanto ad un solo dato: in cinque partite disputate, l’Inter ha segnato 12 reti mentre il Milan solo 1.

Pioli, i motivi tattici della sconfitta nel derby

La domanda sorge spontanea: come è possibile che una squadra così forte non riesca a vincere un derby? Problema di mentalità? Problema di gestione della partita? Principalmente, e su questo solo Pioli e i risultati potranno smentirci, il tutto sta nell’atteggiamento tattico usato contro la squadra di Simone Inzaghi. Un modo di giocare, che porta i rossoneri ad essere in balia costante dei contropiedi dell’avversario. D’altronde, lo stesso Pioli riuscì a vincere contro il Napoli di Luciano Spalletti la passata stagione, sia in Serie A che in Champions League, adattando un semplice difesa e contropiede e affidandosi alla velocità di Leao e al cinismo di Giroud.

Pioli e il problema Inter (La Presse, TVPlay)

Ecco, pensare di sfidare l’Inter con Giroud come al solito isolato contro i tre difensori, Leao sulla destra e con un Theo Hernandez pronto a dare la sua solita spinta offensiva, è normale arrivare a commettere i soliti errori tattici. Se a questo poi si aggiunge che, il giocatore che tocca più palloni a centrocampo è Calabria e che, invece di puntare sulla velocità dell’esterno portoghese si fa questo fraseggio corto e sterile, il risultato è chiaro.

A tutto questo, si deve poi aggiungere un altro problema fondamentale: lasciare da soli Thiaw e Kjaer, esponendoli costantemente ad un ipotetico due contro due con Lautaro e Thuram. Un qualcosa di alquanto rischioso e da evitare a prescindere. Dunque, il gioco europeo è da prendere sicuramente ad esempio e da riproporre ma, allo stesso tempo, è fondamentale saper leggere le partite e comprendere anche chi si ha di fronte adattandosi anche alle situazioni dal punto di vista tattico.

Marco Di Nardo

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