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Roberto Baggio, il ricordo di Mazzone: la dedica all’ex allenatore commuove

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Andrea Desideri

Roberto Baggio, icona del calcio italiano, ricorda Carlo Mazzone in occasione del documentario sulla sua vita: la dedica speciale.

Roberto Baggio, di tutto, di più. Una carriera sfavillante, nonostante i momenti bui e gli infortuni, e un post carriera ancor più denso. La chiusura apparente con un certo tipo di calcio. Quello urlato, più mediatico e meno concreto: l’avversione per i talk show e le teorie, le etichette e i pregiudizi. Una lucidità quasi sempre disarmante fa sì che la sua voglia di pallone venga espressa nei sorrisi di chi lo conosce e ha avuto la fortuna di allenarlo: uno di questi è Carlo Mazzone. Detto Carletto.

Baggio ricorda Carlo Mazzone

L’uomo ha avuto l’onere e l’onore di riprenderlo a fine carriera. Scommettere su di lui quando non l’avrebbe fatto nessuno. Un azzardo vinto dal tecnico che lo portò anche a pensare di tornare al Mondiale. La Korea, le promesse di Trapattoni e quel tiro mancino al sapore d’illusione che non doveva esserci. Nessuna convocazione: niente Mondiale e addio calcio giocato. Con quel rigore del ’98 stampato negli occhi, ma anche tanto altro da raccontare ai nipoti.

Roberto Baggio, il legame con Carlo Mazzone: un sodalizio oltre il tempo

Tutto questo emerge con franchezza e un pizzico di nostalgia in “Come un padre”, docufilm sulla vita di Carlo Mazzone che ripercorre anche una parte della carriera di Roberto Baggio. L’ultima, ma anche – se possibile – la più complessa e importante. C’era una corsa contro il tempo da fare: il Divin Codino ha vinto la propria battaglia, contro l’anagrafe e i pregiudizi, anche grazie a Carlo Mazzone. Come un padre, appunto. “Mi sarei buttato nel fuoco per lui”, rivela Baggio con le lacrime agli occhi.

L’ex attaccante ripercorre la sua carriera al Brescia

In pochi istanti tutta la riconoscenza del mondo: profondità e gratitudine non bastano a spiegare il legame viscerale che si era creato. Al punto da spingere personalità del calibro di Pep Guardiola a fare gruppo. Quello che diceva Mazzone era legge: “Palla a Baggio”, il resto è storia. Dirlo ai tempi della Juve e dell’Inter, quando il codino ancora brillava, era facile.

Quasi doveroso. Farlo dopo diventa rivoluzionario e, per certi versi, moderno. Baggio per Mazzone è stato questo: la speranza effettiva che non fosse ancora il momento di chiudere. Ecco perchè Roby – come lo chiamavano a Brescia affettuosamente – non l’ha mai dimenticato e ancora ringrazia le circostanze e la tenacia di un uomo che ha attraversato epoche, ma soprattutto ha toccato anime.

Andrea Desideri

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