La Juventus affronta l’Empoli, vittorioso l’ultima volta a Torino. Per Allegri ed i suoi la sfida nasconde grossi rischi ed è un vero esame.
L’anno scorso, Massimiliano Allegri aveva riportato un po’ di euforia, col suo ritorno alla Juventus. Un entusiasmo spentosi però quasi subito. Alla prima giornata, infatti, i bianconeri subirono una rimonta da 0-2, pareggiando 2-2, contro l’Udinese. Un risultato che diede inizio ad una spirale negativa, proseguita per diverse giornate, a partire dallo 0-1 subito in casa dall’Empoli.
Dopo 14 mesi, questa sera, Madama ritroverà proprio i toscani, e lo farà in una situazione molto simile. Tanti malumori, poche certezze e pochi punti in classifica, 16 in 10 partite per un magro 8° posto. In fondo, la sensazione è che la Juventus arrivi alla sfida contro i ragazzi di Paolo Zanetti con gli stessi problemi dello scorso 28 agosto, quando fu decisivo il gol di Leonardo Mancuso. Ed è probabile, altrettanto, che la squadra di Allegri vada incontro agli stessi rischi.
I bianconeri vengono sì dallo 0-1 del derby, ma la sensazione è lo stato mentale della squadra non si sia ancora stabilizzato per farsi che l’Empoli sia solo una pratica da smaltire velocemente. Il pericolo è il solito, quello visto in questo anno e mezzo. Perché dopo le sconfitte, è vero che il gruppo ha avuto la capacità di compattarsi e reagire, almeno dal punto di vista emotivo. Ma quella spinta è troppo spesso durata una sola partita, con la Juventus tornata poi ad essere passiva e senza certezze.
In Serie A, non a caso, due vittorie consecutive mancano dallo scorso maggio. E l’Empoli ha tutte le caratteristiche per dare molto fastidio agli uomini di Allegri. È un impianto di gioco solido, quello su cui ha innestato il suo lavoro Zanetti, fatto di schemi oramai codificati già dalla precedente gestione, e che permette – quando anche ci si trovi davanti una squadra di livello superiore – di sfruttarne i passaggi a vuoto.
Episodi cui la Juventus non è nuova, e per problemi di sterilità offensiva, e per problemi di solidità nella propria metà campo. In questo senso, la mancanza di Gleison Bremer (uno degli uomini chiave) potrebbe farsi sentire. Mentre a fare da “talismano” non può che essere Dusan Vlahovic: il serbo, all’andata, non era ancora a Torino, ma l’ultima volta – al Castellani – giocò forse la sua miglior partita con la maglia della Vecchia Signora, segnando due gol. Per uscire da questa empasse, come nel derby, potrebbe essere necessaria una sua zampata. Altrimenti, si rischia di ricadere sempre nella stessa trappola.
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