Pep Guardiola, tecnico del Manchester City, lancia l’allarme per un calendario congestionato a causa della collocazione invernale dei Mondiali
I Mondiali, per la prima volta calendarizzati in inverno, nel cuore della stagione, non smettono di far discutere. A rinfocolare le polemiche legate al mancato rispetto dei diritti umani nell’Emirato la “scivolata”, per usare un eufemismo, di uno degli Ambassador della rassegna iridata, l’ex calciatore della Nazionale qatariota Khalid Salman, che nel corso dell’intervista concessa all’emittente televisiva tedesca ZDF ha definito l’omosessualità un “danno psichico“.
Non partirà , dunque, sotto i migliori auspici il Mondiale in Qatar la cui gara inaugurale è in programma il 20 novembre. Già da tempo le Nazionali partecipanti alla kermesse iridata hanno preannunciato iniziative per marcare il loro dissenso nei confronti del mancato rispetto dei diritti umani in Qatar.
Il rischio è che quella che è, in fin dei conti, anche una “festa” del calcio finisca per passare in secondo piano e con essa il suo beneaugurante messaggio di popoli della Terra che si confrontano sul piano sportivo a suon di gol in un contesto internazionale segnato dalla drammatica guerra in Ucraina.
Ebbene, come se tutto ciò non fosse sufficiente, a non far dormire sonni tranquilli sono anche le conseguenze dello stress cui i calciatori sono e saranno sottoposti per l’anomala collocazione del Mondiale nel calendario agonistico. Una stagione di fatto divisa a metà da due lunghi mesi di inattività .
Impossibile, di conseguenza, al momento prevedere in quali condizioni fisiche i calciatori, sia quelli che si cimenteranno in Qatar che quelli non convocati per la rassegna iridata, si presenteranno alla ripresa, a gennaio, dopo la lunga sosta per i Mondiali.
Tuttavia, il tecnico del Manchester City, Pep Guardiola, in proposito nutre pochi dubbi. Come titola a tutta pagina il tabloid “The Sun” riprendendo l’aggettivo “crazy” (“pazzesco”) utilizzato dal tecnico dei Citizens, Guardiola paventa che i calciatori possano “cadere come mosche” durante la fase topica della stagione proprio a causa di un calendario ingolfatissimo.
Uno scenario da incubo anche per la regolarità delle competizioni che rischiano così di essere vinte non dalle migliori formazioni bensì da quelle che hanno in rosa il minor numero di “reduci” dal Mondiale.
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