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Cascella a TvPlay: “La sentenza sulla superlega? Non sono d’accordo. Ecco il motivo”

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Beatrice Canzedda

 L’avvocato Cascella, ex membro del Tas ed esperto di diritto sportivo, è intervenuto ai microfoni di calciomercato.it su TvPlay. Queste le sue parole.

Ancora la Superlega al centro del dibattito dopo la sentenza UE che ha dato (con riserva) ragione a Fifa e Uefa. Ne abbiamo discusso con l’avvocato Angelo Cascella. Queste le sue parole:

SULLA SENTENZA  DELLA CORTE –La richiesta presentata da questa società A 22 attraverso il ricorso del tribunale di Madrid che poi a sua volta lo ha presentato all’Unione Europea, riguardava la compatibilità con le norme di diritto, in particolare modo 101 e 102 delle norme del trattato da parte dalle normative del Uefa, e poi la Fifa è stata tirata per la giacchetta. Da questo punto di vista non condivido a pieno il parere che c’è stato. A mio avviso pur nel ritenere conforme le norme di diritto lo stesso procuratore nel frattempo all’interno del suo parere riconosce che ci siano delle violazione delle norme dell’Unione Europea, in particolar modo riconosce che ci sia questa posizione dominante,  e allo stesso tempo parla di violazione delle norme ma la giustifica con la specificità dello sport. A tal proposito quando si parla di specificità dello sport la Uefa e la Fifa sono organismi di diritto privato svizzero. Da sempre la Uefa ha cercato di parlare di specificità dello sport per avere un trattamento favorevole. I meno giovani ricorderanno che c’è stata nel 95 la stessa corte di giustizia che aveva emanato la sentenza Bosman. Grazie alla quale poi si era riconosciuto che quel principio che vigeva della libera circolazione dei lavoratori era applicabile anche allo sport. Di conseguenza c’è stato un assoggettamento naturale delle norme di diritto sportivo a quelle che erano le norme di diritto internazionale. Parlare ora di specificità dello sport per giustificare questa disapplicazione non mi pare corretto. Comunque le norme internazionali e quindi quelle di diritto comunitario devono valere per tutti, per cui a mio avviso sbaglia il procuratore generale. Se effettivamente ci fosse stata quella specificità, non avremmo mai avuto la sentenza Bosman”. 

SULLE CONTRADDIZIONI DELLA SENTENZA – “All’interno delle maglie della pronuncia ci siano degli spazi nei quali gli organismi della A22 possa trovare un pertugio che possa dare spazio ad una presa d’atto da parte degli organismi. Dal punto di vista del parere lui ha criticato il fatto che dal punto di vista della presentazione della Superlega non si sia dato spazio al merito sportivo e riconosce il ruolo opinabile dell’Uefa circa l’equa ridistribuzione delle risorse. Siamo sicuri che l’Uefa, criticata in mille occasioni, che questo sistema assicuri un’equa ridistribuzioni delle forte? Negli ultimi anni si sta delineando un oligopolio di poche squadre che ottengono grandi risultati. Tanto più li ottengono, tanto più diventa difficile scalzarle. Una possibilità di uscita può essere dare rilievo al mercato. Qualora ci fosse questo riconoscimento del merito, ci può essere uno spazio per una futura Superlega. Ma non ritengo che la Uefa che ha incassato una parziale vittoria debba stare tranquilla”. 

SULLA NUOVA SENTENZA – “Ci dovrebbe essere in primavera la pronuncia della Corte di Giustizia non vincolata al parere dell’avvocatura generale della corte stessa. Se poi da li la querelle cesserà o si inasprirà, io penso che lo scontro sia cruento e che alla fine ci debba essere un vincitore. Che sia la Uefa o l’associazione di club non so dirlo. Io non sono d’accordo con il parere fatto oggi, che vedo contraddittorio. Non vorrei fosse stato fatto un discorso politico”. 

SUI POSSIBILI RISVOLTI – “Io penso che la pronuncia di primavera possa schiarire le idee anche ai club titubanti. E’ scoppiata la veemente reazione politica, ed è questa la reazione che dispiace. L’immediato cambiamento dei club inglesi da cui ha fatto seguito quello dell’Atletico è comunque ascrivibile alla forte reazione politica. E’ anche vero che le cose cambiano e all’epoca si pensò la fine del calcio, però tutte queste situazioni sono in divenire. Ritengo che qualora ci fosse un intervento delle autorità comunitarie sia possibile una modifica. Spero la valutazione venga fatta oggettivamente e non per idee politiche”

Beatrice Canzedda

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