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Juventus tra Superlega e fair play finanziario: le ragioni dello scontro con la UEFA

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Alessandro Mastroluca

Il parere dell’Avvocato Generale dell’UE sulla SuperLega rinnova la spaccatura tra i grandi club e la UEFA che coinvolge anche la Juventus tra le principali società promotrici della competizione

La UEFA “è un’impresa che vende piacere e spettacolo”. Così parlava nel 2003 Jean-Paul Turrian, allora direttore dei servizi dell’associazione. Un’impresa che attraverso il calcio, e soprattutto la Champions League, si fa vettore di globalizzazione, strumento di soft power. E insieme stabilisce le sue regole. Norme che, secondo il parere, non vincolante, dell’Avvocatura Generale dell’Unione Europea, per quanto riguardano l’obbligo di approvazione preventiva delle nuove competizioni, “sono compatibili con il diritto della concorrenza UE”. Un brutto colpo, dunque, per chi sostiene l’iniziativa della SuperLega che rimane una soluzione rivedibile a un problema persistente e innegabile.

La Juventus eliminata in Champions League (Tv Play)

Come già spiegato nel libro “Unfair Play”, i conflitti tra la UEFA e i grandi club si innestano nella natura globalizzata del calcio. Con l’aumentare delle partite in Europa e della ricchezza distribuita, hanno iniziato a chiedere di essere più direttamente coinvolti, di avere più voce, nell’amministrazione delle competizioni.

Nel 1998, otto di questi grandi club (Milan, Juventus, Inter, Real Madrid, Barcellona, Ajax, Liverpool, Bayern Monaco) hanno iniziato i colloqui per riunirsi in quello che sarebbe diventato il G14, sciolto nel 2008 per creare l’ECA, l’associazione dei club europei di cui Andrea Agnelli è stato nominato presidente.

Il presidente della Juventus ha perso la sua carica nell’ECA per il coinvolgimento dei bianconeri nel progetto SuperLega. La Juventus, rimasta in prima fila insieme a Real Madrid e Barcellona, ha sfidato la UEFA anche in tribunale.

Juventus contro la UEFA: due prospettive sulla SuperLega

Al centro della contrapposizione una differenza di prospettive impossibile da eliminare. Le squadre ragionano di obiettivi di breve periodo e non sempre condividono la visione olistica del calcio che la UEFA deve avere in quanto organizzazione che rappresenta le Federazioni, e non i club, di tutta Europa. Ma allo stesso tempo la UEFA è anche organizzatrice delle competizioni internazionali, come la Champions League da cui derivano introiti significativi anche per le nazioni più piccoli. Introiti che però dipendono dalla partecipazione dei club più potenti d’Europa e dalla disponibilità delle pay tv dehttps://www.twitch.tv/tvplay_calciomercatoiti mercati più ricchi di acquistare i diritti tv.

“Siamo sicuri che la UEFA, criticata in mille occasioni, assicuri un’equa ridistribuzione delle risorse? – si chiede l’avvocato Cascella, ex membro del Tas ed esperto di diritto sportivo, a Tv Play in diretta su Twitch – Negli ultimi anni si sta delineando un oligopolio di poche squadre che ottengono grandi risultati. Tanto più li ottengono, tanto più diventa difficile scalzarle. Una possibilità di uscita può essere dare rilievo al mercato. Qualora ci fosse questo riconoscimento del merito, ci può essere uno spazio per una futura rivalutazione”.

Potere e distribuzione di risorse

Ed è proprio sulla distribuzione delle risorse e sul controllo delle competizioni che i club sono arrivati allo scontro con la UEFA, esacerbato dalla nascita e dall’abbandono in 48 ore del progetto della SuperLega. La UEFA definisce la sua politica come inclusiva, sostiene la solidarietà finanziaria e l’equilibrio competitivo, componenti di una filosofia in base alla quale il vertice della piramide deve sempre restituire qualcosa per continuare ad alimentare la base.

I top club sentono che senza le loro superstar in campo, anche la Champions League avrebbe meno sponsor e raccoglierebbe decisamente meno dalle televisioni. Dal punto di vista economico condividono un approccio liberista alle vicende dello sport. La Juventus, e i club desiderosi di procedere alla creazione di un campionato europeo sostanzialmente chiuso, finiscono per mettere in secondo piano la considerazione per cui anche la cornice contribuisca alla creazione del valore della competizione anche per i singoli partecipanti. L’hanno dovuto ammettere anche gli storici team britannici di Formula 1 che all’inizio degli anni Ottanta minacciavano di creare un campionato separato, prima di accettare come le altre scuderie un accordo con la federazione internazionale.

Le conseguenze in campo per la Juventus

Quello con la UEFA per la SuperLega è solo uno dei fronti che coinvolge la Juventus. Le manovre stipendi, le inchieste sui conti che in Italia dovrebbero con ogni probabilità portare al massimo ad un’ammenda, potrebbero invece condurre a conseguenze più pesanti in Europa. E in ogni caso provocare ulteriori scossoni a livello tecnico e di squadra da qui a fine stagione.

Secondo l’agente FIFA Claudio Mossio non è escluso un ritorno in bianconero di Alessandro Del Piero. “Personaggi come lui possono essere utili, perchè sono mancati dei dg alla Marotta negli scorsi anni. La Juve ha bisogno di un dg più sportivo” ha detto.

I risultati che la Juve otterrà da qui a fine stagione, ha aggiunto Mossio, faranno capire anche il futuro di Massimiliano Allegri. Dopo un inizio insoddisfacente, ha detto, “la Juve è risalita, con il rientro di alcuni calciatori potrbbe andare avani in Europea league e campionato. Una Juventus di nuovo in Champions, tenendo fuori il discorso penalizzazioni, cambierebbe la situazione. Penso che rimarrà così fino a giugno”.

Alessandro Mastroluca

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