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Lando Buzzanca, la “maschera” di un calcio vintage: quando interpretò Concetto Lo Bello

Lando Buzzanca

Lando Buzzanca è morto. Il celebre attore e cantante lascia, all’età di 87 anni, un’importante eredità artistica. Anche nel calcio.

Lando Buzzanca è morto. Il celebre attore si è spento nel pomeriggio del 18 dicembre presso Villa Speranza, clinica romana dove era ricoverato da circa un mese: la sua vita è stata un susseguirsi di esperienze tra grande e piccolo schermo. Esponente di quella Commedia sexy all’italiana che tanto ha fatto ridere in passato, per poi riadattarsi al dramma e dare seguito a vicende più crude. Rappresenta ogni cosa con il medesimo trasporto Buzzanca: interprete, ma anche cantante.

Lando Buzzanca
Lando Buzzanca, addio al celebre interprete (ANSA)

Un talento a tutto tondo finito nell’oblio degli ultimi anni. Recentemente al centro di polemiche per via della sua condizione di salute: la diatriba (social e non solo) della famiglia con il medico curante ha accompagnato la triste dipartita. Prima di questa fase discendente, però, Buzzanca era sinonimo di garanzia. Infatti il proprio esordio lo fa con Germi in quel capolavoro iconico che è “Divorzio all’Italiana” (1961) per poi passare a Lattuada e tanti altri grandi della Settima Arte. Il proprio contributo, Buzzanca, però, l’ha fornito anche al calcio.

Lando Buzzanca, l’incontro con Lo Bello e l’iconoclastia dell’arbitro

L’uomo, infatti, ha saputo rappresentare e incarnare diverse maschere. Quella più vicina – e anche parecchio chiacchierata – rispetto al mondo del calcio è sicuramente la figura di Concetto Lo Bello. Rappresentante di un calcio che non c’è più, in cui l’arbitro ricopriva un ruolo istituzionale davvero importante. Erano tempi in cui c’era meno tecnologia e più polso, con tutto quello che ne consegue. Lando Buzzanca ne “L’arbitro” – film di Luigi Filippo D’Amico – si ispira volutamente alla figura di Lo Bello.

Buzzanca Lando morte
Addio al celebre attore, aveva 87 anni (ANSA)

Infatti, il protagonista del girato prende il nome di Lo Cascio. Un tributo voluto. Al punto che Buzzanca, per interpretare al meglio la parte incontra proprio la famiglia Lo Bello, in particolare Rosario, figlio di Concetto. Severo, come il papà, in campo. Riuscì ad ammonire e spedire negli spogliatoi personalità del calibro di Van Basten, Rijkaard, Costacurta e mister Sacchi. In quella parabola storica definita con il nome di “Fatal Verona”, nella partita che costa lo Scudetto al Milan. Era il 22 aprile del 1990.

Il retroscena di Lo Bello

Molto prima, andando indietro di 16 anni, Buzzanca incontra Concetto per studiare assieme il personaggio principale del film di D’Amico. Rosario Lo Bello racconta, in un intervista rilasciata a Il Giornale: “Mio padre si divertì moltissimo, Lando persona squisita”, ha precisato. Momenti di vita indelebili. Lando Buzzanca, a modo proprio, ha incarnato la “maschera” di un calcio che non c’è più. Dove l’arbitro – artisticamente e per esigenze di copione – era poco più di uno zimbello che traeva giovamento nell’infliggere penalità agli interpreti della partita.

 

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Nella realtà era molto diverso: “L’arbitro ha e conserva i suoi valori – precisa Lo Bello – e cerca di restituirli in campo con ogni mezzo”. Buzzanca è stato capace di raccontare anche questa pagina: contributo doveroso della Settima Arte per rendere immortale un calibro di artisti, che non ha bisogno di presentazioni ma soltanto di riconoscenza Specialmente nel momento del bisogno, aspettando di brillare su altri palcoscenici.

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