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Ciotti a TVPLAY: “L’AIA è in stagnazione, servono riforme per farla crescere”

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Davide Marchiol

L’avvocato Gianluca Ciotti è intervenuto ai microfoni di TVPLAY. Ecco le sue parole sull’AIA e sui problemi in ambito arbitrale del calcio italiano.

Gianluca Ciotti a TvPlay

TERREMOTO AIA – “Il perimetro di indagine ce lo danno due personaggi importanti. Abete che nel consiglio federale che ha detto che quanto successo all’AIA può accadere in ogni settore della federazione, l’altro ci viene dato dalle parole di Abodi. Chiunque sarà il prossimo presidente io mi auguro sarà rappresentativo di tutti e non solo di una parte e che questa rappresentanza sia usata per porre mano alle norme del regolamento sia in termini delle elezioni che in termini di nomina siano essi organi di giustizia o amministrativi. Credo le riforme siano essenziali per correggere il trend degli ultimi quindici anni, che non sembra proiettato verso il futuro ma verso una stagnazione, con il tutto culminato in una vicenda impensabile”.

DOVE MIGLIORARE – “La trasparenza è la conseguenza di un procedimento che passa per una migliorabilità delle rappresentanze. L’attuale sistema ha 22 anni, l’attuale sistema di elezione è stato introdotto nel 2000 e ha mostrato limiti, non rappresenta la minoranza. Serve un meccanismo di elezione che permette alla minoranza comunque di essere rappresentata, è una funzione di garanzia. L’attuale sistema che prevede un controllo totale della maggioranza ha mostrato tutti i suoi limiti. Nasce così un sistema senza contradditorio”.

TRENTALANGE – “Quando i presidenti hanno confermato la fiducia elettiva conferita secondo le regole, quindi legittima, a un soggetto, ovvero Trentalange, e poi il settore a capo di questo soggetto rischia di essere commissariato vuol dire che c’è un problema. L’AIA dev’essere autonoma e fare il passo da associazione a società di servizi. Perché oltre al problema del VAR c’è un altro problema, nonostante una legge che designa gli arbitri come lavoratori qualcuno invece ha fatto una distinzione tra atleti e direttori di gara, equiparandolo per esempio a figure come l’arbitro di sedia della pallavolo. Si arriva a queste cose attraverso dei processi. Elezione attraverso un corpo elettorale più ampio. Vengo un’AIA diversa, dove il presidente era nominato dalla FIGC direttamente, ora abbiamo ottenuto di poter nominare presidenti locali e nazionali. C’è però da trovare un altro sistema ancora, un sistema attraverso il quale, almeno idealmente, si impedisca il mercimonio tra voto e ingerenza sul tecnico. Non so se c’è stato, parlo però di sistemi e questo sistema si espone a queste situazioni. Vogliamo far votare tutti gli arbitri? Bene, però anche qui va fatta una statistica, dobbiamo andare a vedere quanti arbitri effettivamente resistono in cinque anni nel corpo dell’AIA, tanti entrano ed escono. Bisogna trovare degli equilibri”.

TOGLIERE IL 2% ALL’AIA – “Ci sono i pro e i contro. Noi potremmo perdere anche il 2%, ma per tutte le decisioni che riguardano il mondo arbitrale ci dev’essere quantomeno la richiesta di un parere favorevole dell’AIA. Gli arbitri devono poi poter contestare le valutazioni che ricevono dagli osservatori, serve il diritto di poter quantomeno capire. Il diritto dell’AIA poi a costituirsi parte civile per tutti i soggetti che hanno picchiato arbitri ci dev’essere. Ci sono ancora tanti passi da fare per far sì che l’AIA possa svilupparsi negli anni 2000”.

Davide Marchiol

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