Retroscena Kvaratskhelia, la frase che gela la Serie A: perché i dirigenti falliscono

Retroscena Kvaratskhelia, la frase che gela la Serie A: perché i dirigenti falliscono. Durissima l’accusa nei confronti del calcio italiano

Il calcio italiano deve ripartire da zero, per rilanciarsi ad alti livelli e recuperare il gap accumulato nei confronti dei campionati più ricchi e opulenti. E’ questa l’analisi, lucida e razionale, del vice direttore sportivo dello Shakhtar Donetsk, Carlo Nicolini. Il cinquantaduenne dirigente bresciano lavora con successo all’interno del club ucraino da molto tempo e riscuotendo un enorme successo.

Kvaratskhelia seguito
Kvaratskhelia – TvPlay.it

La filosofia dello Shakhtar Donetsk, da sempre il segreto della straordinaria continuità ad alti livelli del club arancionero, consiste nel riuscire a trovare i migliori talenti in circolazione molto prima della loro esplosione: “E non siamo i soli a muoverci in questo modo – ha chiarito Nicolini durante la diretta di Calciomercato.it ai microfoni di TvPlay -. Il problema è che i club italiani sono indietro di anni“.

Retroscena Kvaratskhelia, Nicolini spiazza: “Lo conosciamo da anni”

Scovare il talento con largo anticipo, acquistarlo a cifre contenute e poi rivenderlo a un prezzo monstre. E’ questa la strategia che nel medio e nel lungo periodo ha reso lo Shakhtar uno dei club più importanti d’Europa. Nicolini a tal proposito svela un curioso retroscena: “Kvaratskhelia ad esempio, noi lo conosciamo da cinque anni insieme a tanti altri talenti che poi sono sbocciati“.

Nicolini accusa
Carlo Nicolini – TvPlay.it

Nicolini attacca duramente i club italiani: “In Italia si parla di Kvaratskhelia come fosse un marziano, perchè non lo conosceva nessuno. Tendiamo a non seguire certi campionati. Mi hanno chiesto una top 11 del mondiale, è diventata una top 16, quasi tutti giovani. Se sanno che non c’è il coraggio di investire anche gli scout non vanno neanche a guardare certi profili”.

E’ dunque il sistema calcio in Italia che deve cambiare radicalmente se vuole tornare a certi livelli: “Noi chiediamo subito il risultato, un allenatore non è scemo nel non far giocare il giocatore forte, però sa che può avere tanti alti e bassi e sa che a fine mese deve dire alla società quanti punti ha fatto”.

“Sappiamo poi – puntualizza il dirigente del club ucraino – che l’età media in campo in Italia era tra le più alte, qua per noi chi ha 22 anni è giovane, all’estero i giovani sono i ragazzi di 18/19 anni”.

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