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De Giovanni a TvPlay: “Pele e Maradona come Achille ed Ettore. Se ne va il racconto del calcio”

Maurizio de Giovanni è stato ospite di calciomercato.it nel corso della trasmissione TvPlay in onda su Twitch

Lo scrittore e noto tifoso azzurro Maurizio de Giovanni è intervenuto ai microfoni di calciomercato.it nel corso della trasmissione TVPlay. Sul tavolo di discussione la scomparsa di Pele, il dualismo tra O’Rey e Maradona e la corsa scudetto del Napoli

SULLA SCOMPARSA DI PELE – “Credo che la bellezza e la malinconia che proviamo derivino dalle modalità del racconto. Ci dovrebbe fare riflettere. Il calcio oggi è un calcio d’immagine. Vediamo tutto. Da qualche anno la stessa visione del calcio incide sul calcio stesso. Pele è l’ultimo esponente di un calcio raccontato a parole, per radio, per iscritto, da grandi scrittori. Da Soriano, da Galeano. Di tutt’altra specie. E’ un calcio di fantasia e immaginazione, costruito da chi ascolta, che non vede ma immagine sulle parole di chi lo racconta. Se ne va quel calcio. Se ne va il calcio del racconto, etico, delle parole”

SUL DUALISMO TRA PELE E MARADONA – “E’ Ettore e Achille, Achei contro Troiani. Epico e meraviglioso raccontato sulle ali della fantasia. Chi è chi? Pele è Achille. Maradona è il calcio del grande sconfitto, di uno che come essere umano purtroppo ha perso. Pele muore da eroe, alla fine di una vita di celebrazione, riconosciuto, universalmente ammirato, apprezzato, applaudito e riconosciuto da tutto. Non c’è una macchia in Pele. Non è sgualcito in niente. Maradona è l’eroe imperfetto, il genio ucciso dalla vita stessa. Pele è Apollo, Maradona è Dioniso. Una meravigliosa ferita sanguinante, immortale e bellissima”. 

SULLA DIVERSA VISIONE DI CALCIO – “Sfugge un concetto di base. Il calcio è uno sport di squadra. Il raccontare i singoli porta tutti i bambini a raccontare solo questo. Come se essere Mbappè o Messi o Ronaldo significhi giocare fuori da PSG o Barcellona. Addirittura adesso con Ronaldo stiamo trovando un paradosso: è lui che cerca un involucro. Poco conta la squadra, l’importante è che sia una squadra che gli permetta  di incrementare il suo score. Pele invece non andò mai via dal Santos, nonostante tutto il mondo lo volesse e gli offrisse oro a fiumi. Non poteva andare via da li, era diventato un patrimonio nazionale. Lo stesso governo intervenne per non farlo andare via. Da Pele a Ronaldo è come andare dall’alfa all’omega, dal calcio inteso come sport di squadra al trionfo della statistica, come se la statistica che prima era un supporto, un mezzo sia diventato un fine, l’argomento centrale a cui si deve arrivare. Oggi il bambino che guarda sogna di essere il calciatore, non il calciatore di una squadra, e secondo me è una aberrazione”. 

SUL NAPOLI – “Gennaio è un mese se non decisivo fortemente indicativo. Ha 5 partite. Inter, Sampdoria, Juventus, Salernitana, e Roma, più la Cremonese in Coppa Italia. Queste cinque partite con tre scontri. Sono squadre con contenuti tecnici. Hanno entità per fare sgambetti e dare fastidio. Per riguadagnare dignità singola. Un Dybala trova motivazioni a giocare contro il Napoli. Quando Gennaio sarà concluso e il Napoli avrà vantaggio potremo parlare di altro. Sino ad allora si deve giocare partita per partita e stare attento e non inciampare”.  

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