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Serie A, stadi di proprietà e centri sportivi: quanto contano le mire immobiliari per le società

Serie A

Serie A pronta sempre a valutare delle soluzioni che le consentano di valorizzare la propria immagine. Tra queste c’è la questione stadi e centri sportivi. 

Per anni si è discusso su come riqualificare il calcio italiano, cercando di renderlo nuovamente appetibile. Un argomento spinoso, dove si è dibattuto molto, senza però trovare realmente delle soluzioni che potessero portare a dei risultati nel breve, medio e lungo termine. Discussioni lunghe, che si andavano a scontrare anche con una burocrazia lenta e che talvolta impediva di compiere dei passi in avanti verso la modernità.

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San Siro (Ansa)

Tra i vari temi affrontati in questi anni, c’è sempre stato quello relativo alle infrastrutture. Ebbene sì, gli asset immobiliari vengono visti dalle società di calcio come un bene da utilizzare per far accrescere il loro prestigio e la loro importanza anche dal punto di vista economico. In fin dei conti, ispirandosi ai club di Premier League, creare un centro sportivo e uno stadio all’avanguardia, può portare solo a degli enormi benefici in termini di immagine ed economici.

Serie A e le mire immobiliari

Le mire immobiliari delle società di calcio sono spiegabili come un valore che va oltre lo scenario tradizionale. Esso genera investimenti e fa registrare consistenti aumenti di ricavi. Basti pensare che l’età media degli impianti italiani di Serie A utilizzati nella stagione sportiva in questa stagione è di 66 anni e solo recentemente sono stati fatti dei lavori di messa in sicurezza in alcuni di questi impianti. Ecco perché, puntare su investimenti ingenti possa solo portare a benefici collaterali e strutturali, dove a beneficiarne non è solo la società di calcio ma anche l’intero quartiere.

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Dacia Arena (Ansa)

A parlare dei piccoli passi in avanti fatti e del perché ci si muove in questo senso, la redazione di TVPlay, ha chiesto un parere ad Alessandro Ranieri, procuratore di calcio. “La riflessione si impone ed è condivisibile. L’aspetto immobiliare – ha detto Ranieri – interessa tutte le società, per ‘patrimonializzare’ con asset concreti i bilanci delle squadre. Però la situazione è differente da squadra a squadra. La Juve ha uno stadio di proprietà e ‘sfrutta’ tale asset. A Milano dopo anni di discussione, la questione si è ‘impantanata’. Pur avendo approvato un progetto per l’abbattimento e il rifacimento dell’impianto, le ulteriori polemiche e divisioni stanno facendo riflettere il Milan che guarda a Sesto San Giovanni. A differenza dell’Inter, che ha obiettivi diversi nel breve”.

Restyling, stadi di proprietà ma anche centri sportivi all’avanguardia. Negli ultimi anni qualche passo in avanti lo si è fatto. Su questo, Ranieri ha detto: “A Roma la proprietà giallorossa va avanti col progetto ‘Pietralata’. Si sta lavorando sulla documentazione aggiuntiva ed esplicativa richiesta dal Comune. Mi farebbe piacere se anche a Napoli, nonostante il recente restyling’ per le Universiadi si ragionasse su eventuali ipotesi. Considerato che il ‘Maradona’ o S.Paolo come continuo a chiamarlo, non è un impianto all’altezza della Champions e delle competizioni nazionali e internazionali della squadra. A differenza, ad esempio di Udine e Frosinone, ma anche Sassuolo che hanno uno stadio di proprietà. Per non parlare di un centro sportivo di riferimento per la prima squadra e il settore giovanile. Specie per me che frequento periodicamente ‘Monzello’, Zingonia e il ‘Centro Vismara’ del Milan proprio vicino il mio studio a Milano”.

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