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Doping e malattie, la correlazione spaventa: la posizione dei club era chiara

Palla

L’ex portiere Boranga ha testimoniato come 30 anni fa i calciatori facessero un utilizzo esagerato di alcune sostanze riconducibili al doping.

L’argomento doping ha sconvolto il calcio. Dopo le recenti malattie che hanno portato via Vialli e Mihajlovic, in molti si sono chiesti se ci possa essere una correlazione con alcuni medicinali presi dai calciatori ai tempi degli anni ’90.

Doping e Serie A
Pallone Serie A – TvPlay.it

Alcune rivelazioni delle ultime settimane hanno infatti alzato un notevole polverone. Molti ex giocatori hanno infatti ammesso di aver fatto uso di sostanze di dubbia provenienza, soltanto per poter giocare più partite possibile e non accusare dolore o stanchezza.

Doping e la testimonianza di Boranga

FIGC
FIGC (TvPlay.it)

Ex calciatore di ruolo portiere, specialista in cardiologia, in medicina dello sport e in medicina interna poi, Lamberto Boranga è sicuramente competente per quel che riguarda l’argomento farmaci e doping nel mondo del calcio. “Ai nostri tempi era normale che il medico prescrivesse delle pastiglie. Molte di queste aumentavano la concentrazione durante la partita, la voglia di giocare, la spinta per correre e quindi la resistenza. Tutto questo a un portiere come me specialmente faceva benissimo”. 

E ancora: “Il Micoren era tra i più usati. Si tratta di un analettico respiratorio, in grado appunto di aumentare l’atto respiratorio: se normalmente si prendono tre litri d’aria a respiro, con il Micoren si riesce a prenderne un po’ di più, aumentando così la resistenza. Ma il vero problema è quanto si sceglieva di acquisirne: alcuni giocatori prendevano anche 10 pasticche tutte insieme, un’assurdità. Il problema anche lì e che molti calciatori ne prendevano oltre 20 e 30. Quando giocavo a Brescia ho visto compagni che ne prendevano una valanga. Un utilizzo smodato che può avere effetti nocivi anche dal punto di vista epatico e del pancreas”.

A gestire il tutto, però, c’erano soprattutto le società stesse che non si opponevano a questa situazione, anzi, premevano affinché i giocatori facessero uso di queste sostanze. “E’ vero, infatti una delle frasi che sentivo dire spesso era: ‘questi ragazzi li vedo un po’ spenti, diamogli qualcosa‘”.

Ma il Micoren non era l’unica sostanza di cui facevano uso i calciatori, anzi. Lo stesso Boranga conferma questa tesi. “E’ così, lo stesso meccanismo avveniva anche con la creatina. Essa serviva a migliorare l’attività muscolare, ma se ne faceva un uso spropositato da diventare vero e proprio doping. Sono farmaci che in generale attivano anche la parte del fegato e del pancreas”.

Omertà e interessi economici. Questi fattori hanno insabbiato per anni una situazione pericolosa che è venuta a galla soltanto a causa delle recenti scomparse di alcuni ex calciatori. Come sempre bisognerebbe agire con un minimo di buon senso per preservare i calciatori, soprattutto quando smettono di giocare, perché i maggiori problemi arrivano proprio lì, con l’avanzare dell’età.

Chissà che le morti di Vialli e Mihajlovic non possano che aiutare a fare luce su una situazione che, dopo oltre 30 anni, nasconde ancora tanti lati oscuri.

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