L’ex moglie di Daniele De Rossi è stata condannata: qual è l’accusa e cosa è stato deciso. Tutti i dettagli sulla vicenda.
L’ex moglie di Daniele De Rossi, con un grande passato in casa Roma, torna al centro della cronaca per un episodio datato 2013. La donna è stata condannata in tribunale al termine di un processo che l’ha vista protagonista insieme ad altre due persone.
Si tratta di una vicenda che si chiude a distanza di anni, con tanto di commento per la donna che ha parlato al termine dell’udienza.
La decisione del tribunale
Tamara Pisnoli è stata condannata per aver fatto picchiare un imprenditore per una cifra pari a 200mila euro. “Sai quanto ci metto a farti ammazzare?“, avrebbe dichiarato la donna rivolgendosi all’uomo. Nell’aula del Tribunale di Roma di piazzale Clodio, il giudice ha letto la sentenza di condanna per la donna, Francesco Camilletti e Francesco Milano. I tre sono stati infatti condannati a 7 anni e due mesi per rapina, lesioni e tentata estorsione.
Si tratta di un episodio, datato 2013, quando l’ex compagna di Daniele De Rossi, pretese 200mila euro da un imprenditore a cui aveva versato oltre 80mila euro per acquistare “una licenza per un impianto fotovoltaico“, si legge negli atti ufficiali. L’imprenditore si chiama Antonello Ieffi e sarebbe noto per una inchiesta circa la mancata consegna di mascherina all’epoca del periodo Covid, uscendone successivamente senza alcuna pena.
In questo caso, però, la situazione era diametralmente opposta: Pisnoli sarebbe stata l’artefice, lui la vittima. “Sono stata truffata. Ho invitato Antonello Ieffi a casa mia per cercare di risolvere una questione di soldi in modo civile, trovando una soluzione per la vendita di una licenza. Non ho mai detto a qualcuno di picchiare Ieffi“, ha ribadito la donna nell’aula di tribunale.
Al termine della sentenza, invece, Tamara Pisnoli ha rilasciato un altro commento al quotidiano la Repubblica per parlare di quanto deciso dai giudici. “È una storia che risale a ben 10 anni fa, che comincia con una truffa nei miei confronti e in cui mi riconosco l’unica colpa di frequentazioni sbagliate, da anni scomparse dalla mia vita. Sono colpe che non giustificano una condanna così severa. Sono certa che alla fine del processo la mia buona fede verrà riconosciuta“, ribadisce Pisnoli al quotidiano.
