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UEFA, attacco sulle norme contro i giocatori del vivaio: l’esperto lancia la polemica

Seferin UEFA

La UEFA deve rispondere colpo su colpo dopo un attacco frontale che riguarda i calciatori cresciuti nel vivaio: il parere della Corte di Giustizia Europea non lascia dubbi. 

Le norme che regolano i giovani provenienti dal vivaio di un club diventano improvvisamente argomento dibattuto a caratura europea. Maciej Szpunar è un avvocato che ne ha discusso a più riprese e ha lanciato un messaggio alla UEFA e direttamente anche all’attuale presidente Alexander Ceferin.

Seferin UEFA
Ceferin e la questione UEFA punzecchiata sui giovani cresciuti nei vivai (TvPlay.it)

Si tratta di una presa di posizione netta che emerge in primis per un campionato come quello del Belgio, ma può essere estesa praticamente anche agli altri.

Attacco contro la UEFA

Le polemiche non mancano e adesso il parere dell’esperto analizza proprio la differenza fra giocatori cresciuti proprio nel club e quelli invece nelle varie società della Lega nazionale. A parlarne è l’avvocato generale della Corte di Giustizia Maciej Szpunar. “I sistemi in cui tra i giocatori del vivaio rientrano non solo quelli formati dal club interessato. Ne fanno parte anche quelli di altri club della stessa lega nazionale non sono compatibili con le norme sulla libera circolazione“, ha spiegato.

UEFA
I dettagli della UEFA e le novità sul caso (TvPlay.it)

La nota della Corte di Giustizia Europea ha spiegato nei dettagli quanto sta accadendo da un po’ di tempo a questa parte. “A partire dalla stagione 2008-09, l’Unione delle federazioni calcistiche europee (UEFA) ha imposto ai club di iscrivere nell’elenco un numero minimo di otto cosiddetti giocatori del vivaio. Si tratta di una decisione su un numero massimo di 25″.

“I giocatori del vivaio sono definiti come giocatori che, indipendentemente dalla cittadinanza, tra i 15 e i 21 anni per almeno tre anni sono stati formati dal loro club. La stessa cosa vale per quelli formati da un altro club della medesima lega nazionale. Di questi otto giocatori, almeno quattro devono essere stati formati dal club di cui trattasi”, ribadisce Szpunar.

Il caso specifico riguarda un club belga e la UEFA, ma la vicenda potrebbe essere tranquillamente estesa anche agli altri campionati, da qui la necessità di fare chiarezza in un senso o nell’altro.

La risposta

Non è tardato ad arrivare il commento della UEFA con una nota che prende posizione dopo il commento dell’avvocato Szpunar. “La UEFA accoglie con favore le conclusioni dell’avvocato generale Szpunar nella causa C-680/21 Royal Antwerp Football Club. Il caso specifico è legato alla legalità delle norme della UEFA e della Royal Belgian Football Association che impongono alle società che giocano rispettivamente nelle competizioni europee e belghe di registrare un numero minimo di giocatori addestrato in loco. Si prende atto della raccomandazione dell’avvocato generale di migliorare l’efficacia delle norme esistenti in vigore“, conclude la nota.

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