Massimo Giletti, giornalista e conduttore nonché grande tifoso della Juve, ha analizzato a TvPlay il momento storico dei bianconeri.
Dopo quattro partite senza vittorie, la Juve è tornata a centrare i tre punti nel turno infrasettimanale contro il Lecce mantenendo il terzo posto in classifica. La corsa Champions però è più agguerrita che mai e la qualificazione dei bianconeri passerà soprattutto dall’imminente incrocio con l’Atalanta. Di questa partita e del momento storico della squadra ne abbiamo parlato con Massimo Giletti.
Si prospettano settimane delicate per la Juve, chiamata a salvare la sua stagione tra campionato ed Europa League. I bianconeri, al netto di possibili sanzioni da parte della UEFA, hanno due possibilità di raggiungere un posto alla prossima Champions League e non possono fallire.
Una strada porterebbe anche alla conquista di un titolo europeo a distanza di parecchi anni, facendo forse un po’ rivalutare il giudizio su una squadra troppo discontinua a livello di risultati. Da questo obiettivo passerà inevitabilmente anche il futuro di tanti giocatori e dello stesso Allegri che però sembra nutrire la costante fiducia della società.
E’ evidente che la Juve, dopo i nove scudetti consecutivi, sta attraversando un momento storico difficile e al momento non sembra ancora aver rivisto la luce. Una situazione inedita per il club più vincente d’Italia, abituato a lottare per lo scudetto che invece da tre anni a questa parte è diventato una chimera ma a preoccupare Massimo Giletti è un aspetto di fondo, considerato fondamentale per la rinascita.
Nel corso di questa stagione la Juve ha fatto disperare, gioire e illudere i propri tifosi che sono giustamente disorientati: “E’ una Juve dai mille volti, quando la vedo penso a una frase di Pirandello “Uno, nessuno, centomila”. Non ho ancora capito che Juventus è, che uomini sono, perché è nelle tempeste che, prima dei giocatori, si vedono gli uomini. Io capisco che avere pressioni esterne abbia un peso ma a questi livelli devi entrare in campo ancora più cattivo perché sai che stai vivendo un’ingiustizia e tutto questo mi è mancato in troppe partite. Non vedo ancora la vera faccia di questa squadra. Nel calcio si vince insieme e se sei unito come dimostra l’Atalanta che ogni anno cambia tanti giocatori ma lotta sempre per il vertice“, sostiene Giletti.
Per gran parte della stampa e dell’opinione pubblica il problema principale è Massimiliano Allegri, non per il noto giornalista e conduttore: “Io sono sempre andato controcorrente, difendo quelli che vengono attaccati. Si può criticarlo ma alla fine in campo ci vanno i giocatori. Allegri ha avuto il merito di tenere la squadra unita nonostante tutti i problemi poi se qualcuno non dà l’anima non può farci niente. Il problema della Juventus parte della società che deve essere formata da uomini che capiscano di calcio e non arrivino da altre realtà. Prima di pensare all’allenatore bisogna capire chi porterà avanti il progetto. Ci vorrebbe uno come Paolo Maldini che è la vera anima del Milan e l’artefice principale dei successi rossoneri”.
Insomma, secondo Giletti, bisogna fare più chiarezza sul futuro: “E’ questioni di logiche che noi non conosciamo. Non sappiamo se la famiglia Agnelli ha ancora voglia a investire, in pochi anni hanno letteralmente bruciato un miliardo di euro. Il nodo è questo, più alto delle dinamiche di campo. Ci sarà un motivo per cui dal momento in cui è andato via Marotta è crollato tutto. Le persone incidono, sono importanti. Per me la coppia perfetta era Paratici-Marotta perché si compensavano in modo straordinario. Una casa inizi a costruirla dalle fondamenta che in questo caso è la società”.
Infine c’è anche spazio per un commento su alcuni singoli, in particolare Chiesa e Pogba: “Giocatori come Chiesa sono solo un bene per il calcio italiano però anche lui in questo momento non è tranquillo e lucido. Mai come oggi deve mettere a disposizione il suo talento per la squadra mettendo da parte gli egoismi personali. Su Pogba invece una società vera e forte non avrebbe permesso tutti gli errori che sono stati fatti da agosto per un giocatore che viene retribuito in modo importante e bisognava imporre regole più rigide. Il nostro calciatore più importante praticamente non ha mai giocato“.
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