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Inzaghi, dal baratro alla finale: i 5 motivi per cui tutti dovremmo chiedergli scusa

Inzaghi: 5 motivi per chiedergli scusa

Inzaghi vola in finale di Champions con la sua Inter e ammutolisce le critiche: ecco i cinque motivi per cui dovremmo chiedergli scusa.

L’Inter batte il Milan 1-0 e si aggiudica il quarto derby (su quattro) disputati nel 2023, tutti giocati senza subire neppure un gol.

Inzaghi: 5 motivi per chiedergli scusa
Inzaghi, dal baratro alla finale: i 5 motivi per cui tutti dovremmo chiedergli scusa – (LaPresse, TvPlay)

Eppure tanti tifosi nerazzurri qualche mese fa lo criticavano aspramente per le sue scelte tattiche e per la piega che stava prendendo il campionato dei nerazzurri. Così come aspri erano i commenti verso di lui di moltissimi addetti ai lavori, secondo i quali il tecnico nerazzurro sarebbe dovuto esser allontanato al termine di questa stagione.

Arrivati a metà maggio, nella parte più importante della stagione, alla vista dei risultati ottenuti, è forse arrivato il momento di chiedergli scusa.

I cinque motivi

Innanzitutto la finalissima di Champions League conquistata contro i cugini, il primo obiettivo conquistato che è sotto gli occhi di tutti: perché al momento del sorteggio in pochissimi avrebbero pensato che la compagine lombarda sarebbe riuscita a superare lo sfortunatissimo girone con Bayern Monaco e Barcellona. E invece così è stato, quindi il Porto, poi il Benfica, che al primo turno aveva preceduto il PSG di Messi, Neymar e Mbappe, oltre che eliminare la Juventus.

Inzaghi: 5 motivi per chiedergli scusa
Inzaghi, dal baratro alla finale: i 5 motivi per cui tutti dovremmo chiedergli scusa – (LaPresse, TvPlay)

In semifinale l’Euroderby si poteva vincere, come perdere, ma Inzaghi è stato capace di portare a casa tutti e due gli scontri senza mai subire gol, ma soprattutto dominando in lungo e largo le sfide.

Se la finale di Istanbul è un vanto molto grande ma nessuno mette in dubbio che i nerazzurri possano non alzare la Coppa, ad onor del vero il tecnico ex Lazio quest’anno un trofeo l’ha già alzato: infatti appena dopo natale, il 18 gennaio del 2023, Dimarco, Edin Dzeko e Lautaro hanno timbrato il cartellino nella stracittadina senza storia che ha visto Lukaku e soci vincere la Supercoppa Italiana 2023.

E un’altra potrebbero vincerla il prossimo 24 maggio, quando a Roma affronteranno la Fiorentina di Vincenzo Italiano nella finale di Coppa Italia, l’ennesima conquistata. A prescindere da tutto, Simone potrebbe concludere l’annata con un trofeo minimo, ma massimo tre.

Un trofeo, a differenza dei rossoneri che quest’anno rimarranno a secco, con Roma e Juventus, invece, rimaste appigliate solo all’Europa League.

E a proposito di Europa League: il quarto motivo per chiedere scusa a Inzaghi risiede proprio nel non rischiare di incappare nella seconda competizione d’Europa: il Milan, per arrivare in semifinale, ha mollato in campionato, rischiando di fatto di non riqualificarsi per giocare la coppa dalle grandi orecchie.

Questo Lautaro & Co non l’hanno fatto e, nonostante le undici sconfitte (troppe) totalizzate in Serie A, a tre giornate dalla fine si trovano già a 69 punti, +8 dai cugini quinti in classifica.

Se dovesse andare peggio possibile, perciò, il mister chiuderà la stagione con una Supercoppa vinta, due finali perse, quella di Coppa Italia e quella di Champions League e un piazzamento in campionato che permetterà di rigiocare notti come quella che li aspetta ad Istanbul.

Infine il merito più grande, ovvero quello di aver messo dei tasselli per la ricostruzione della squadra: calciatori come Acerbi e Darmian erano scarti, finiti per partire in prestito o regalati a parametro zero. Il tecnico a Milano, invece, li ha resi titolari e fondamentali. Simile sorte per Edin Dzeko, arrivato come “toppa” per la partenza di Lukaku e che oggi che il belga è tornato lo ha panchinato definitivamente.

Quindi Mkhitaryan, arrivato in regalo dalla Roma ha iniziato a dimostrare caratteristiche talmente tanto funzionali, da costringere Calhanoglu a spostarsi da regista e lasciare fuori Marcelo Brozovic, stella della squadra dello scudetto.

Insomma, adesso i “ma” e i “però” sono finiti: questo è il momento di avere il coraggio di porgere le scuse.

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