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Napoli, è l’ora di Luis Enrique: come giocherebbe | I possibili protagonisti

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Marco Di Nardo

Napoli sempre più propensa ad optare per la soluzione Luis Enrique con lo spagnolo che opterebbe per un 4-3-3 di spallettiana memoria.

Diceva sempre Boskov: “Squadra che vince, non si cambia”. Nel caso del Napoli, allenatore che ti porta il terzo scudetto dopo 33 anni di attesa, non si cambia. Dipendesse da De Laurentiis, Spalletti rimarrebbe inchiodato sulla panchina azzurra ancora per molto tempo ma le visioni differenti o forse, la paura di non poter rivincere di nuovo, porta il tecnico di Certaldo a doversi privare dell’amore di una piazza che gli chiederebbe solo di continuare ad essere se stesso.

Luis Enrique e il suo Napoli (TVPlay)

E così ci si ritrova nel bel mezzo di casting nella speranza di trovare un allenatore che possa assomigliare anche solo in minima parte al tecnico toscano. Un allenatore che possano continuare a rendere stupenda la grande bellezza partenopea anche per i prossimi anni. Un obiettivo non semplice, arduo, che si va a scontrare anche con le esigenze degli altri tecnici oltre che con la loro superbia e con la loro ambizione.

Napoli, è l’ora di Luis Enrique

Da una settimana a questa parte, si parla di Luis Enrique al Napoli. Un tecnico che da qualche mese a questa parte continua ad agognare una panchina in Premier League al punto tale da continuare a studiare senza sosta l’inglese per farsi trovare pronto. De Laurentiis però non molla, perché intravede nello spagnolo l’uomo giusto per gestire il post Spalletti. Colui che può consentire a questa squadra di continuare a vincere.

Luis Enrique e il possibile Napoli (TVPlay)

Ma come potrebbe giocare la squadra dell’ex ct della Spagna? Partendo sicuramente da un 4-3-3, Luis Enrique ha dimostrato di poter passare tranquillamente ad un 4-2-3-1 così come ad un 4-3-1-2 in base all’avversario che ha di fronte e alle situazioni di gara. Quel che non cambia è lo stile di gioco. Tanto possesso palla, azione costruita da dietro con difensori centrali in prima linea e terzini utilizzati come jolly in fase di costruzione. Insomma, una modalità simile a quella di Spalletti ma molto più spregiudicata e in alcuni casi ancora più offensiva. Un’altra componente fondamentale, sono gli esterni altri: si andrebbe a ricercare molto l’ampiezza per poi attaccare la profondità con gli interni di centrocampo o con la prima punta.

Marco Di Nardo

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