L’Inter attende la finalissima di Champions e nel frattempo monitora le prima scelte per provare ad alzare al cielo la coppa: ecco perché Dzeko può esser decisivo.
Fra quattro giorni i nerazzurri saranno attesi dal match più importante della stagione, che li opporrà al Manchester City, fresco di double essendosi aggiudicato sia la Premier League che l’FA Cup nell’atto conclusivo contro i cugini del Manchester United.
Se Guardiola sconfiggerà l’Inter, allora sarà triplete, con i nerazzurri che però faranno di tutto per chiudere la stagione alzando al cielo la coppa dalle grandi orecchie. Conclusa l’annata, poi si getteranno sul mercato per garantire a Inzaghi una rosa competitiva per la prossima stagione.
Mister Simone, infatti, ha vinto già due trofei quest’anno, Coppa Italia e Supercoppa Italiana, conquistando anche il terzo posto in campionato, valido per rigiocare la fu Coppa dei Campioni nella prossima stagione.
Anche se nelle ultime settimane Romelu Lukaku è apparso devastante e incontenibile, la staffetta con Edin Dzeko non è possibile non considerarla: fin qui il bosniaco ha giocato 51 gare in stagione, siglando 14 reti, contro le 36 del belga, che però ha realizzato gli stessi gol.
E quindi pochi dubbi per Simone Inzaghi nella stesura della formazione, con Onana dietro al solito trio consolidato, composto da Bastoni, Acerbi e Darmian. Lo slovacco Milan Skriniar è tornato in gruppo e a disposizione, ma il tecnico ha scelto di non puntarci come un tempo. In mezzo al campo dovrebbero giocare ancora Brozovic, Barella e Calhanoglu, con la pesante assenza di Mkhitaryan, altro fondamentale nei tasselli dell’allenatore.
Larghi giocheranno il solito Dimarco e Dumfries, con Lautaro ad accompagnare la prima punta, vera incognita di tutta l’11 titolare dei nerazzurri.
E per sconfiggere gli imbattibili Citizens, come riportato dalla Gazzetta dello Sport, la compagine lombarda dovrà emulare chi c’è già riuscito: quando Guardiola ha affrontato il Tottenham, ad esempio, gli Spurs si sono presentati con un massiccio 5-4-2, atto a bloccare la trequarti campo avversaria e le due fasce, ma soprattutto dando agli attaccanti l’indicazione di andare a raddoppiare, così da evitare di andare in inferiorità numerica.
Poi il Brentford, grande sorpresa della stagione di Premier League: la compagine biancorossa affrontava la compagine di Manchester con il 3-5-2 che porterà in Turchia lo stesso Inzaghi. Difesa molto bassa per non incappare gli errori di Praga di Vincenzo Italiano, palloni molto lunghi per non soffrire la distanza fra i reparti, nella speranza che il centravanti di ruolo (in quel caso Toney, per gli italiani i centimetri di Edin Dzeko) possa lavorare di sponda sulle fasce.
L’idea sarebbe quella di far partire l’azione da lontanissimo, grazie alle capacità di costruzione del gioco di Bastoni dal basso e Brozovic in cabina di regia. Barella si inserirà sui controlli del centravanti della Bosnia per tagliare in due il pacchetto difensivo.
E ancora il Crystal Palace, che ha utilizzato lo stesso metodo sopracitato e ha messo in difficoltà il mister catalano portandosi sul risultato di 2-0, anche se poi la gara si concluderà con il trionfo degli azzurri per 4-2.
Ultimo l’approccio dei cugini Red Devils, che – come ha sottolineato giustamente mister Ten Hag – sono stati fra i pochi a riuscire a metterli in difficoltà: lo hanno fatto, al contrario, non abbassandosi troppo, per evitare di avvicinare troppo Erling Haaland alla propria porta.
In quel caso, i diavoli rossi erano stati bravi (guardare il match d’andata) a far reggere il muro difensivo, con il City costretto ad alzare anche i terzini e farli partecipare al gioco per portare più uomini nel giro palla. In quel frangente lì ha colpito lo United, infilando le ali dietro ai terzini e cercando la profondità lì dove c’era lo spazio doveroso e necessario.
Molto passerà dalla scelta del centravanti, ma a due giorni dalla partita non ci resta che aspettare e vedere quale strada sceglierà di prendere Simone Inzaghi.
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