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Donnarumma, ecco perché è diventato portiere: la rivelazione del padre

Donnarumma

Donnarumma e la sua passione per il calcio: un qualcosa che si è tramandato in famiglia e proprio seguendo lo zio e il fratello.

Si dice che, chi è un grande grande calciatore è perché lo è nato. Una sorta di predestinato. Che sia un portiere, un difensore, un centrocampista o un attaccante, questo non ha alcuna importanza. Se ha classe, a prescindere dagli allenamenti fatti e dai sacrifici che ha dovuto sostenere nell’arco della sua carriera, se è diventato un grande calciatore, è perché è nato con quelle caratteristiche.

A prescindere da ciò, per diventare un grande calciatore, per volere ardentemente raggiungere determinati obiettivi, vi deve essere al proprio interno una passione per il gioco del calcio. Il cuore deve ardere di passione per questo sport perché solo in questo modo si possono superare i periodi difficili e gli ostacoli che si presentano davanti.

Donnarumma e la sua storia da portiere

Stesso discorso vale per Gigio Donnarumma che, da Castellammare di Stabia a Milano, finendo a Parigi, di strada ne ha fatta molta. Sebbene Gianluigi abbia solo 24 anni, ha avuto la fortuna di incominciare presto la sua carriera tra i professionisti, grazie a Sinisa Mihajlovic, che decise di lanciarlo tra i titolari nel suo Milan. Una crescita esponenziale, che gli ha consentito di vincere un Europeo con l’Italia di Roberto Mancini, per poi approdare al PSG.

Donnarumma
Donnarumma e la passione da calciatore (La Presse, TVPlay)

Una carriera folgorante, che gli ha permesso di vincere il Trofeo Yashin nel 2021 come miglior portiere dell’anno. Ma da dove è scaturita la sua passione per il calcio? A spiegarlo è stato il padre, Alfonso Donnarumma, che in visita al figlio Antonio è stato intervistato da ‘PadovaSport.TV’: “Padova è una bella città, Antonio si trova bene, mi dice che il gruppo è unito. Speriamo sia l’anno giusto. Ha cominciato Antonio, con il cugino di mia moglie che era portiere e lo portava agli allenamenti, poi Gigi ha seguito il fratello e sono nati due portieri. Io avevo la passione per il calcio, ma non ero portiere. Hanno preso il fisico da me, non quello di adesso… È un ruolo delicato, la colpa è sempre loro quando si prende gol. Faccio Padova e Parigi, mi annoio un po’, ma voglio star loro sempre vicino“.

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