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Del Piero, il duro affondo: “Il calcio in Italia è noioso. Sul caso scommesse…”

Alex Del Piero intervista

Alex Del Piero si è raccontato al Corriere della Sera: dalla fantasia del numero 10, al calcio italiano fino a Mancini ed al mondiale vinto

Una carriera quasi per intero alla Juventus, il 10 per eccellenza riconosciuto dai tifosi bianconeri. Alessandro Del Piero si è raccontato al Corriere della Sera ed ha detto la sua anche sulle ultime vicende calcistiche.

Il numero 10 racchiude imprevedibilità e genialità, non stanno nelle regole; assicuravano fantasia ed estro, erano in grado di risolvere le partite poi il calcio è cambiato ed al 10 si è chiesto di farsi carico delle esigenze tattiche, come accade agli altri“. Del Piero ha ammesso come sia stato Sacchi a cambiare il calcio, puntando sul numero 10 – Gullit nel suo Milan – tutt’altro che dotato di estro e fantasia.

Oggi, invece, secondo l’ex calciatore l’esempio da seguire è Guardiola, anche se “in Inghilterra vi sono realtà che si esprimono in modo diverso. Klopp pensa il calcio in verticale ed ha vinto ugualmente“. Secondo l’ex campione nelle scuole calcio c’è un impoverimento tecnico. “Qui il calcio è diventato noioso perché il livello si è abbassato. Prima venivano a giocare i più forti, ora vanno a giocare in Liga o Premier, perfino Germania e Francia. Questo vale per noi, non è noioso in Inghilterra“.

Del Piero, la Juve e non solo: il ricordo del Mondiale vinto

L’ex 10 della Juve ha poi focalizzato la sua attenzione sulla formazione calcistica al giorno d’oggi. “Nei confronti dei ragazzi si esagera con le aspettative, a loro si chiede di essere competitivi e di avere successo e sulle spalle in formazione dei ragazzi son un fardello enorme. Il tempo della vita va vissuto” ha aggiunto.

Del Piero
Alessandro Del Piero, da Mancini al calcio italiano (Ansa Foto) – Tvplay

Inevitabile trattare il tema scommesse. “Per me c’era solo il campo, c’erano regole precise su scommesse e droghe” ha ricordato Alex che alla Juve si è sempre sotto pressione. “Una società centrale, nella storia del calcio italiano – così l’ha definita – è un punto di riferimento. Nella Juve ho vissuto 19 anni, ho costruito un rapporto speciale, non sono mai andato via, anche se non ci lavoro più, perché una parte del mio cuore è sempre lì“.

Del Piero ha detto la sua anche sulla scelta di Mancini, da CT dell’Italia a quello dell’Arabia Saudita. “Quel mondo lì ha fondi incredibili e vuole dire la sua sul calcio. A volte è difficile rifiutare ma su Mancini dico che abbiamo fatto una brutta figura“.

Oggi si cerca la fisicità, noi ci specializzavamo in fantasia imparando a casa, al campetto del quartiere, all’oratorio, a scuola durante la ricreazione ma pure sulla spiaggia d’estate, sul bagnasciuga. Così abbiamo imparato ad essere numeri 10” ha ammesso.

Del Piero ha anche un giorno speciale, indimenticabile. “Vorrei rivivere il 9 luglio 2006, quando vincemmo il Mondiale; in quei momenti è una bellezza totale vissuta. Fu terribile, invece, l’8 novembre 1998, il giorno del mio infortunio che mi fece star fermo un anno a 24 anni“.

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