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MASCARA: “POTEVO ANDARE AL CITY O AL PSG”

Giuseppe Mascara. (ansa-tvplay)

Beppe Mascara, ex giocatore di Catania e Napoli, ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni di TvPlay.

“UN CALCIO DIVERSO” – “Quanto ero forte? Ahah! A dirlo io sarei di parte, meglio farlo dire a voi, ormai è un calcio diverso da quando giocavamo noi che ci divertivamo”.

“NON C’È PIU’ SPAZIO PER LA GENIALITÀ” – Ormai si pensa più al tatticismo che all’individualità del singolo. Il calcio è tutto elaborato, tra schemi e preventive non si dà spazio a chi ha la genialità”. 

“IL GOL COL PALERMO FU SPONTANEO” In quei frangenti pensi ‘male che va ti fischiano 30mila persone, ma se va bene ti ricorderanno a lungo. Quello era l’unico modo per fare gol, poi mi ha detto anche un po’ c…! 

“VADO PAZZO PER BERARDI” – Lui è uno dei pochissimi che gioca un calcio come quello che piace a me. Fa l’uno contro uno, se lo sbaglia lo rifà. Un altro così è Matteo Politano. Forse un altro che si avvicina è Zaccagni della Lazio. Tutta gente che sulla fascia puntano l’uomo. Berardi farebbe bene anche alla Juve, se uno è forte si porta dietro le sue qualità anche nelle grandi squadre. 

“SIMEONE NON LASCIAVA NULLA AL CASO” – Si vedeva che il Cholo avrebbe fatto strada. Preparava le partite calcolando nei minimi particolari tutto quello che poteva succedere sia quando hai la palla che quando non ce l’hai. Nel 2011 era già avanti coi tempi. 

“PERCHÈ SONO ANDATO AL NAPOLI” – Ero arrivato a 32 anni e volevo rimanere a Catania. Il contratto era in scadenza e la proposta per il rinnovo non arrivava, oggi domani, oggi domani… e alla fine ho accettato di andare al Napoli. In quegli anni avevo ricevuto diverse offerte ma sono sempre voluto rimanere a Catania. Non ho nessun rammarico verso i dirigenti però. 

“RICHIESTE DAL CITY E DAL PSG” – Nel 2009 in quella stagione in cui feci 14 gol ebbi varie proposte, anche dal Manchester City e dal PSG, che non erano le squadre che sono oggi, ma pur sempre club blasonati. Anche il Bayer Leverkusen. Alla fine non andarono in porto. In Italia sono stato vicino alla Lazio. 

“LA MAGLIA DI KAKÀ” – Ho avuto la fortuna di affrontare diversi campioni ma tra tutti gli aneddoti quello che ricordo con più affetto riguarda Kakà. Gli chiesi la maglia a Milano dopo un Milan-Catania e lui senza nessun problema me l’ha data, poi al ritorno fu lui a venire da me per chiedermela. 

“CON PIETRO FUSCO GLI SCONTRI PIÙ TOSTI” – Pietro Fusco è stato anche mio compagno a Catania, ma ogni volta che mi è capitato contro erano sempre mazzate. L’arbitro non faceva in tempo a fischiare l’inizio che già volavano botte e parole… Poi però al fischio finale finiva tutto, anzi lui mi diceva ‘Lo sai come sono fatto, io sono così!”

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