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Mondiale in Arabia Saudita, si può giocare con 40 gradi: le ultime sul progetto

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Tommaso Ferrarello

Il paese arabo ospiterà il Mondiale nel 2034 ma ci sono diversi dubbi sul fattore climatico: tutte le novità.

L’Arabia Saudita e il calcio: un binomio cominciato improvvisamente lo scorso inverno con l’arrivo in pompa magna di Cristiano Ronaldo a fare da apripista per alcuni scenari decisamente inconsueti e inaspettati. Sì perché quanto accaduto poi nei mesi successivi, ovvero in quelli estivi, ha assunto un valore storico, con le porte del mondo del pallone che si sono spalancate ad un’altra fetta di terra che fino a un anno fa aveva soltanto l’interesse ad accogliere qualche giocatore, dal passato lucente e da un presente opaco, in uscita dall’Europa e, perché no, da strapagare.

La campagna acquisti dei club arabi nel recente calciomercato estivo ha invece rivoluzionato i confini del calcio, con numerosi calciatori che, nonostante il ruolo da protagonisti nelle principali società europee, hanno deciso di accettare la ricca corte della Saudi Pro League. La volontà di crescita di questo nuovo movimento calcistico, però, non si ferma. L’arrivo di Roberto Mancini sulla panchina della Nazionale e l’assegnazione del Mondiale del 2034 sono due fattori che dimostrano quanto il calcio in Arabia Saudita stia prendendo il largo. Investimenti a lungo termine e nuovi orizzonti tutti da esplorare per uno sport che continua a evolversi.

Arabia Saudita, Mondiale e i dubbi sul clima

Molti dei calciatori che sono approdati recentemente nella Saudi Pro League hanno spesso fatto riferimento ad alcune difficoltà ambientali iniziali. Complicazioni dovute in modo particolare ad un clima che è totalmente differente da quello europeo e che dunque impone modi e stili di vita molto diversi. Uno dei calciatori più rappresentativi che hanno sottolineato queste difficoltà iniziali è stato Gabriel Veiga. “Mi sto adattando gradualmente al clima, che all’inizio mi è sembrato un po’ difficile perché è molto diverso da quello di Vigo”, aveva riferito in una recente intervista. Insomma scenari e segnali piuttosto rilevanti e preoccupanti da tenere in considerazione in prospettiva futura.

CR7, uno dei giocatori più rappresentativi in Arabia Saudita – TvPlay.it

Sì perché il fattore climatico dell’Arabia Saudita potrebbe rappresentare un grosso problema in vista di nuovi possibili trasferimenti di grandi campioni, ma anche per l’organizzazioni di future importanti manifestazioni sportive. La temperatura media estiva nella capitale Riad, soltanto per fare un esempio, supera i 40 gradi, mentre a Jeddah sul Mar Rosso è solitamente di media sui 38 gradi. L’idea della federazione araba di giocare in stadi climatizzati, come successo anche in Qatar lo scorso inverno, potrebbe non bastare. Il caldo asfissiante, infatti, rischierebbe di risultare insopportabile sia per i tifosi e, ancora di più, per i giocatori in campo. Un ostacolo non da poco per lo sviluppo del calcio in Arabia Saudita e in prospettiva del Mondiale del 2034: si riuscirà a trovare una soluzione definitiva in tempi brevi?

 

Tommaso Ferrarello

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