Il ricordo di Calciopoli ferisce ancora la Juventus. Fabio Capello ritorna sull’argomento e va all’attacco in una recente intervista radiofonica
Sono trascorsi 17 anni dal quel lontano 2006, anno del Mondiale vinto dall’Italia di Marcello Lippi ma soprattutto di Calciopoli, uno degli scandali più grandi del calcio italiano. La Juventus – al pari di altri club italiani – fu accusata di aver intrattenuto rapporti illeciti attraverso i suoi dirigenti con la classe arbitrale, propedeutici, questi, all’alterazione dei risultati in campo.
Un filone che ebbe conseguenze disastrose per la Juventus. Ai bianconeri furono revocati gli scudetti 2004/2005 e 2005/2006; quest’ultimo fu riassegnato all’Inter, seconda in quel campionato, mentre il primo non è mai stato concesso. Il club della Continassa subì anche la retrocessione in Serie B con tanto di 17 punti di penalizzazione inflitti alla squadra.
La parola fine è stata messa definitivamente lo scorso novembre, con la rinuncia da parte della Juve al ricorso presentato al Consiglio di Stato per la decisione del TAR del Lazio circa il mancato risarcimento da 443 milioni di euro che aveva avanzato il club.
Ancora oggi, però, è una ferita aperta quanto accaduto quasi vent’anni fa, con i bianconeri che ancora oggi si professano innocenti. Per i calciatori protagonisti di quella squadra – da Buffon a Cannavaro, da Emerson ad Ibrahimovic e Trezeguet – quel titolo fu vinto sul campo, senza alcun tipo di illecito.
Quella Juventus, in campo, era guidata da Fabio Capello, il tecnico dello storico scudetto della Roma. L’allenatore in più di un’occasione ha rivendicato quei due titoli vinti, convinto di come siano stati conquistati sul campo senza alcun tipo di illecito.
Un concetto ribadito anche recentemente in un’intervista rilasciata a Radio Radio. “I due scudetti li abbiamo vinti regolarmente e che ci hanno rubato. Eravamo la squadra nettamente più forte – ha voluto ricordare il tecnico – e non c’era corsa per gli altri. Non serviva comprare gli arbitri o le partite” ha poi aggiunto.
Capello ha poi proseguito con la sua invettiva. “Quegli scudetti sono di chi li ha conquistati, vinti l’abbiamo dimostrato sul campo tanto che nella finale del mondiale vinto dall’Italia nel 2006 c’erano sette calciatori della Juve“. Un vero e proprio moto d’orgoglio da parte di Capello che guidava una formazione davvero forte ma senza riuscire a primeggiare anche in Europa, la vera chimera del club bianconero a tutt’oggi.
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