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DOSSENA: “IL NAPOLI HA PERSO LA TESTA. MELUSO NON È ALL’ALTEZZA”

Andrea Dossena. (ansa-tvplay)

Andrea Dossena, ex Liverpool e Napoli oggi tecnico della Pro Vercelli, ha rilasciato alcune dichiarazioni in esclusiva ai microfoni di TvPlay.

“A LIVERPOOL NON VINSI PER COLPA  DI RONALDO” – Eravamo una squadra molto molto cinica, avevamo tantissima qualità perché c’era gente come Xabi Alonso, Torres, Gerrard… Era una squadra con molta tecnica e con Mister Benitez difficilmente ci mettevano in difficoltà. Sapevamo che c’era qualcosa che alla fine il risultato ce lo faceva portare a casa sempre. Non siamo riusciti a vincere la Premier League perché dall’altra parte c’era il Manchester United di Cristiano Ronaldo, quello che aveva vinto in tutto il mondo. Ricordo che anche vederli in allenamento certi giocatori era veramente un piacere, oltre a giocare con loro e poi non ultimo ma quello contraddistingue ancora adesso il Liverpool è quello stadio. Ieri sera guardavo la partita contro il Newcastle e nei momenti in cui deve darti una mano Andfield è veramente il dodicesimo uomo in campo.

“IL CALCIATORE MIGLIORE CON CUI ABBIA GIOCATO” – Gerrard era il capitano che non era un capitano che si faceva sentire a parole. Molto carismatico, ma a fatti. C’erano delle volte che doveva tirare il fiato e Benitez era un allenatore che faceva molta rotazione, quelle volte si sentiva molto la sua mancanza. Così come quando entrava a partita in corso cambiava il match da solo. Nello spogliatoio non si faceva sentire ma poi quando iniziava l’allenamento era una macchina da guerra. Il giocatore più forte col quale abbia giocato insieme. Tecnicamente ti direi Di Natale, ma se parliamo di giocatore completo assolutamente Gerrard, perché poteva farti una scivolata dopo una corsa di 50 metri così come una rovesciata e entrambi i colpi sarebbero stati perfetti.

“TRA GERRARD E LAMPARD” – Assolutamente Gerrard. Non sono di parte ma Gerrard. Lampard era un po’ più attaccante e credo abbia anche più gol. Gerrard però è più completo e se devo scegliere uno scelgo lui.

“MELUSO NON È DA NAPOLI” – Napoli rimane una piazza super passionale e quando è così hai sicuramente qualcosa in più clamoroso quando le cose vanno bene, così come quando le cose vanno male è tutto più amplificato. Il problema di questo Napoli però non è la piazza. Sono i giocatori che vanno in campo, ma il presidente come ha ammesso qualche giorno fa, ha avuto un gran peso in questi mesi qua. Perché non può fare una scelta dell’allenatore così, come anche i problemi dei vari rinnovi, anche lo stesso direttore sportivo mandato via. Il direttore Meluso è un direttore capace ma non da Napoli campione d’Italia. Tutte queste cose qua hanno portato a questa situazione perché il calcio non perdona e ti valuta settimanalmente.

“UDINESE AVANGUARDIA DELLO SCOUTING” – L’Udinese è stata all’avanguardia perché sono stati forse i primi a fare scouting a livello mondiale con la prima stanza con 16 monitor con cui all’inizio degli anni 2000 andavano continuamente a vedere partite in Sudamerica, ecc. Quindi portavano giocatori importanti. L’Udinese in questo lavoro qua era come un ottimo artigiano, quando c’è stato l’avvento dei programmi e di internet lo sviluppo a livello mondiale li ha poi portati a essere alla pari con gli altri.

“PRIMA SAPEVI CHE LA SALVEZZA ERA SICURA” – Con Totò Di Natale l’Udinese partiva non dico con la salvezza in tasca, ma con 30 gol all’attivo, quindi non ti immischiavi mai con la parte brutta della classifica. Quindi anche per i giovani era più facile, perché erano tranquilli sul fatto che la salvezza arrivava e si doveva pensare solo a farli lavorare al meglio. Anche lo stadio di proprietà ti fa capire quanto la proprietà fosse avanti. Adesso però si deve competere anche con altre realtà in cui tutti studiano e per questo non si riesce più a lottare per le zone più alte della classifica.

“DI NATALE PENALIZZATO DALLA SCELTA UDINESE” – Un giocatore che fa gol li farà ovunque, Di Natale li faceva nell’Udinese e li avrebbe fatti in qualsiasi altra squadra. La sua scelta di non essere andato in un grande club e giocare partite vere di Champions League lo penalizza un po’, però è stata una sua scelta e questo non toglie i 200 e passa gol in Serie A, fatti anche contro la Juventus, contro il Milan e contro i grandissimi campione, quando segnare era un po’ più complicato rispetto ad adesso.  Certi giocatori non riuscirebbero a fare con le mani quello che lui faceva coi piedi.

“MANCA KIM” – Samardzic sì, però secondo me non è un giocatore che farebbe la differenza in questo Napoli. Il giocatore che aveva stravinto lo scudetto l’anno scorso e che manca rispetto alla squadra di adesso è Kim. Secondo me però non è una questione di mercato è una questione di rimettersi con la testa con la testa sul sul pezzo con una certa voglia di vincere. Leggevo un’intervista di Spalletti che parlava di una vena in Kvara che aveva fame di vittoria e credere in un sogno che hanno realizzato. Secondo me manca questo più che i giocatori. Togliere Zielinski per mettere Samardzic è uguale.

“DEVO MIGLIORARE LA FASE DIFENSIVA” – Alla Pro-Vercelli le cose stanno andando molto bene, anche perché l’obiettivo era stare fuori dalla zona calda dei playout e provare a cercare l’obiettivo dei playoff che in Serie C sono i primi 10 posti, quindi la prima parte di campionato è più che positiva positiva. Sono un allenatore che mixa la mia esperienza in Inghilterra e quella italiana. Voglio che la mia squadra giochi ad altissima intensità, non mi piacciono i tempi morti, vogliono che provi a vincere mai speculando sul risultato e infatti in questi quattro anni da quando alleno ho grandi numeri sotto l’aspetto dei gol segnati e devo migliorare un po’ sotto lo stato dei gol subiti. Piuttosto che l’1:0 preferisco un 4:2, perché alla fine siamo uomini di spettacolo.

“IMPARARE DALLA PREMIER LEAGUE” – Dobbiamo vendere uno spettacolo e portare la gente allo stadio. Ieri guardando il Liverpool col Newcastle non stavano mai un minuto fermi, mai giocatori per terra che speculano cercando un fallo dell’avversario, l’arbitro non fischiava mai. Sento spesso dire che gli arbitri inglesi sono scarsi, però là riempiono gli stadi e se la Premier League è il primo campionato al mondo prima di andare a criticare dove gli altri sono top al mondo forse cercherei di imparare un po’ di più di quello che fanno e come trattano il calcio. Non c’è un giocatore che simula, niente tempi morti, solo grande intensità con degli allenatori che rinunciano magari un po’ di tatticismo ma in favore dello spettacolo. Questo non significa che non mi piace la tattica, perché una squadra che non ha idee di gioco non va da nessuna parte. Però vedere due squadre che per 90 minuti creano due occasioni da gol a partita non è il modo per riportare la gente allo stadio.

“PREMIER LEAGUE È L’OPPOSTO DELLA SERIE A” – L’altro giorno ho visto Juventus-Roma e ieri sera ho visto Liverpool-Newcastle. In Italia si cerca il modo giusto di cadere per prendere il fallo. Quando giocavo io là ero il difensore e speravo di non andare a contrasto con l’attaccante perché tanto sapevo che se fossi andato per terra l’arbitro non avrebbe fischiato e quindi prendevo contro il piede. Era completamente l’opposto. Deve partire da noi allenatori, dai calciatori, dagli arbitri. Dobbiamo giocare più veloci, i numeri non mentono. In Serie A mi sembra ci sono circa 130 o 140 azioni ad alta velocità mente in Premier sono 155-160. Siamo troppo lenti e per fare azioni più veloci ci vogliono allenatori che abbiano più voglia di rischiare e a cui non frega niente di portare a casa l’1:0 o un risultato a tutti i costi togliendo qualcosa allo spettacolo.

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