Dopo l’esonero di Mourinho è tempo di bilanci e confronti tra il presente e il passato giallorosso: l’analisi.
La decisione dell’esonero di José Mourinho ha aperto diversi punti interrogativi sulla gestione societaria giallorossa. In molti, infatti, affermano che la famiglia Friedkin sia una proprietà troppo lontana dalle questioni di campo e che ha troppo spesso lasciato da solo lo Special One nel ruolo di parafulmine. Tra critiche e crociate contro gli arbitri, il tecnico portoghese ha sempre pagato in maniera individuale, senza essere mai particolarmente appoggiato dalla proprietà. Uno scenario che, alla lunga, ha portato al definitivo strappo.
L’addio di Mourinho può dunque rappresentare il momento adatto per trarre un importante bilancio del lavoro societario nelle ultime stagioni, aprendo anche a profonde riflessioni. L’attuale nono posto in classifica, posizionamento che non consentirebbe la qualificazione a nessuna competizione europea, preoccupa e non poco l’ambiente. Si potrebbe però trattare solo della punta dell’iceberg dopo una serie di problemi che si sono accumulati col passare delle stagioni, senza la profonda intenzione di voler trovare una soluzione.
In discussione, dunque, rientra anche il lavoro portato avanti dal direttore sportivo Tiago Pinto, tra l’altro fresco di dimissioni. Il confronto con la precedente gestione Petrachi è estremamente negativo. Nei primi anni con il portoghese, infatti, la Roma ha speso tanto e aumentato notevolmente il monte ingaggi fino ad arrivare al terzo gradino della Serie A, subito dietro a Juventus e Inter. Nonostante ciò la Roma ha chiuso le ultime tre annate al settimo e al sesto posto per due stagioni consecutive. Decisamente troppo poco per Tiago Pinto che ha avuto la possibilità di spendere e investire cifre importanti soprattutto negli ingaggi dei calciatori.
Per ricordare una Roma tanto vicina ad un piazzamento alla Champions League bisogna ritornare indietro fino alla stagione 2019/20 con Petrachi nel ruolo di direttore sportivo. La truppa giallorossa di allora non poteva di certo contare su grandi calciatori quali Dybala o Lukaku, ma con idee e programmazione era riuscita a costruire una squadra efficace e futuribile, tanto da chiudere al quinto posto. Successivamente il passaggio di consegne a Tiago Pinto e gli investimenti su calciatori probabilmente poco inclini a sposare la causa giallorossa non hanno sortito gli effetti sperati. E’ dunque chiaro pensare che l’esonero di ieri di José Mourinho sia soltanto la conseguenza di scelte dirigenziali sbagliate che si sono susseguite negli anni e che hanno rappresentato una condanna al ribasso per tutto l’ambiente giallorosso.
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