VELTRONI: “THIAGO MOTTA RISOLUTO E ISPIRATO. JUVE STELLARE CON KOOPMEINERS E THURAM. DE BRUYNE, BELLINGHAM BRAVI GIOCATORI, MA MARADONA ACCENDEVA LA LUCE”

Walter Veltroni è intervenuto in esclusiva ai microfoni di TvPlay per presentare il suo nuovo libro “Numeri 10. Incontri con i grandi del calcio”

THIAGO MOTTA E’ TOSTO, RISOLUTO E ISPIRATO. MI PIACE COME ALLENATORE E COME PERSONA” – “Ho chiesto la prefazione del libro “Numeri 10″ a Thiago Motta quando era ancora del Bologna. Non sapevo che sarebbe diventato allenatore della Juventus, ma lo speravo. Lo conosco da molto tempo, mi piace come allenatore, ma anche come persona: è tosto, risoluto, ispirato. Sembra avere qualcosa dentro che lo spinge a fare quello che fa. E dove è andato ha fatto bene. Il salto alla Juventus è rilevante. E per come si sta muovendo sul mercato, mi sembra che la società abbia le idee chiare. Ho intervistato tanti numeri 10 per il Corriere della Sera: c’è Totti, Baggio, Capello Zola, anche Thiago Motta era un dieci, e quindi era giusto che lui abbia scritto prefazione”.

IL CALCIO DI OGGI E’ PIU’ VELOCE, IL TEMPO DI PENSIERO SI E’ RIDOTTO: ECCO PERCHE’ MANCANO I NUMERI 10” – “Ho sempre paura quando gli allenatori dicono “il mio calcio”, perché il calcio è di tutti. E in Thiago Motta non c’è né quest’ambizione, né questa presunzione. C’è una descrizione molto razionale dell’importanza del 10. Platini fa una distinzione tra il 10 e il 9.5. Nella tradizione europea il numero 10 è quello che fa il pensatore, ha talento, fa il lancio dei 30 metri. Nella tradizione sudamericana il 10 è un nove e mezzo, come Zico, Maradona, quelli che gli dai la palla e fa cose meravigliose. A me piaceva anche il numero 6, il libero, perché era un ruolo da pensatore: Beckenbauer, Scirea, Baresi. Il calcio si è fatto più veloce e il tempo di pensiero si è ridotto, perciò ce ne sono meno. Si sente la mancanza dei numeri 10, si sente la mancanza di quel crocevia tra fantasia e talento. Feci una domanda a Platini, su quella famosa esultanza nella Coppa Intercontinentale quando si sdraiò sul prato. Lui mi rispose: “O mi ammazzavo o mi mettevo in quel modo”.

AD EURO 2024 CI SONO BELLINGHAM, DE BRUYNE, MA MANCA LA FIAMMATA. VALEVA LA PENA PAGARE IL BIGLIETTO PER VEDERE MARADONA” – “Maradona ha significato molto per Napoli e Napoli ha dato tanto a Maradona. E’ stato un incontro di due calori, due temperature a fuoco, che si sono mescolati. Maradona era uno per cui valeva la pena pagare il biglietto. Lo erano anche Pelé o Falcao. Andavi allo stadio e sapevi che quando toccavano il pallone, si accendeva la luce. Non vedo un giocatore degli Europei che fa lo stesso effetto…Ora sono tutti bravi giocatori: come Bellingham, De Bruyne, ma manca la fiammata che aveva Maradona. Bastava che tirasse una punizione, che toccasse una palla. Per Del Piero, Totti, Maradona, battere una punizione era quasi come un rigore. Ora tutte le punizioni finiscono sul fondo o sbattono contro la barriera, o contro il coccodrillo. Messi aveva quella scintilla, o anche Iniesta per me. L’ho amato molto, per il suo cervello, talento”.

ROBERTO BAGGIO IL MIO 10 PREFERITO. AVEVA MALINCONIA E DOLORE DERIVANTI DALLA VITA VISSUTA” – “Baggio è il mio numero 10 preferito, lo dico da Juventino anche se potrei dire Platini, o Totti, Rivera…Ma Baggio era poesia pura. E’ mio amico, siamo andati insieme in Giappone una volta, perché ricevette un premio a Hiroshima. In Giappone lo fermava la gente come se fosse un calciatore giapponese. Dentro aveva malinconia, dolore, che derivava dalla vita vissuta. Quando si fece male la prima volta gli diedero 72 punti, lui chiese alla madre disse di ammazzarlo se davvero lo volesse bene. Mi ha raccontato che quando giocava al Brescia, per scendere dall’auto, si aggrappava allo stipite dell’auto. Eppure è sempre stato Roberto Baggio”

CONTENTO DI DOUGLAS LUIZ E KHEPHREN THURAM ALLA JUVENTUS. YILDIZ PUO’ DIVENTARE UN 10“- “Sono contento dell’acquisto di Douglas Luiz, se prendiamo Kheprhen Thuram è acquisto importante. Abbiamo un problema a centrocampo, una squadra brava ha un buon centrocampo. Siamo passati dall’avere Vidal, Pirlo, Marchisio e Pogba a un reparto impresentabile da diversi anni. Il fatto di concentrare gli sforzi, se veramente prenderemo anche Koopmeiners, sarà centrocampo stellare. Su Yildiz possiamo sperare che diventi un 10, ma forse potrebbe diventare più un nove e mezzo”.

SPALLETTI HA FATTO BENE A DIFENDERE DI LORENZO DOPO LA SCONFITTA CONTRO LA SPAGNA” – “Tra Thiago Motta e Giuntoli chi sarà il più numero 10? Spero che sarà un 5 e 5, che vadano d’accordo e che lavorino insieme. In una squadra non ci devono essere antagonismi, gelosie, si vince assieme e si perde assieme. Chi ama il calcio sa come faceva Bearzot: non stava a discutere sui moduli, guardava i piedi e i cuori delle persone. Lui entrò in conflitto con la Federcalcio che voleva cacciare Paolo Rossi e metà della squadra che precedette il Mondiale del ’82. Le risposte date da Spalletti in conferenza sono risposte giuste, anche quelle su Di Lorenzo. Che deve fare? Deve crocifiggerlo? O deve cercare di dare motivazioni? Ha fatto molto bene a difendere i suoi calciatori, poi lo dirà il campo. Noi per qualche anno avevamo il dubbio su Totti o Del Piero…ora non abbiamo questi dubbi. In panchina non abbiamo Pelé. Spalletti li vede, sa come si allenano e sa il loro stato d’animo”.

NON SOTTOVALUTEREI CROAZIA. IN QUESTE PARTITE CONTA MOLTO LA TESTA” – “Sensazioni per Italia-Croazia? Partita delicatissima. Non sai bene cosa sperare. Ma non sottovaluterei la Croazia. Il centrocampo è anziano, ma fanno calcio. Modric, Brozovic, Kovacic, sono giocatori di primissimo livello. Ma in questa partita conta molto la testa. Per cui, il calcio italiano esprime questo livello. Ci piaccia o no, dobbiamo accettarlo”.

IN NUMERI 10 TANTE STORIE DI FATICA, SOFFERENZA E TALENTO” – “Perché leggere Numeri 10? Sono tutte storie di calciatori che non hanno imparato a giocare a calcio nelle confortevoli scuole calcio. Dino Zoff faceva il meccanico, poi andava a parare per strada; Prandelli la stessa cosa; Cabrini andava in oratorio; sono storie di fatica, sofferenza e talento immenso. Sono storie di palloni tirati contro il muro, o partite finite con le madri che sgrida per farti ritornare a casa”.

SI INSEGNA PIU’ TATTICA CHE TECNICA. TATTICA IMPORTANTE, MA SI APPLICA A GENTE CHE SALTI L’UOMO” – “Oramai si insegna più tattica che tecnica. A 15 anni i calciatori sono dei torelli. Fare lancio dai 20 metri, stoppare bene la palla… Agli Europei ho visto stop che neanche a Villa Borghese si facevano. La tattica è importante, però la applichi a gente che sappia saltare l’uomo”.

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