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Comunicati

POCHESCI: “MILAN NON PUO’ ESSERE DA SCUDETTO, E’ COME LA ROMA. CALCIO ITALIANO IN MANO AI PROCURATORI”

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Leonardo Zullo

Intervista all’allenatore Sandro Pochesci: ecco il suo pensiero sul Milan, Fonseca e Ivan Juric

“CALCIO ITALIANO IN MANO AI PROCURATORI” – “Io sono tifoso del Milan, ma non può essere da Scudetto perché è come la Roma: non ha una società. I campionati si vincono con la gestione, non con la rosa. Se noi stiamo ancora ad ascoltare Ibrahimovic…Non abbiamo capito nulla. Il Milan aveva battuto l’Inter, poi è caduta in altre prestazioni oscene. Fonseca non lo fanno lavorare tranquillamente. E per lavorare tranquillamente deve sentire l’appoggio di tutte le componenti della società, altrimenti si sente sempre in discussione. Il senso di appartenenza ce l’hanno solo Lazio e Napoli. Voglio vedere sette-otto giocatori italiani. I giovani italiani a 18 anni giocano ancora in Primavera. Camarda? Se lo dai al Real Madrid o al Barcellona giocherebbe in Prima Squadra. Il sistema italiano è preso in mano dai procuratori. Il calcio italiano è finito da quando è in mano ai procuratori e da quando i club sono in mano a proprietà straniere. Le proprietà americane tra qualche anno venderanno agli arabi. Ringraziamo i presidenti italiani”.

“NUOVO FORMAT CHAMPIONS NON MI PIACE” – “Le partite di Champions League fanno ridere. Non mi piace il nuovo format, perché non c’è quel fascino di prima. Se perdevi una partita, rischiavi di uscire fuori. Qui puoi perdere, pareggiare, ma passi il turno”.

“GASPERINI STRATEGA CONTRO IL NAPOLI DI CONTE“- “Io ho conosciuto Fonseca a Coverciano. Ha una grande personalità. Gasperini è stato uno stratega contro il Napoli. Conte non ha avuto il piano B per fare la contromossa contro Gasp. Quando parliamo di Spalletti, di Conte, Ancelotti, sono tutti fuoriclasse. Thiago Motta? Non ricordo una squadra come la Juve che tirava così poco in porta, con un potenziale super offensivo. Però può essere il suo modo di lavorare, con un approccio più difensivo. Diamo tempo agli allenatori. Fare questo mestiere non è solo fare la formazione”.

“JURIC DEVE PARLARE CON LA SQUADRA” – “Se fossi in Juric, parlerei con i giocatori. Non credo che ci siano calciatori che giocano contro il mister. Se poi ha questa percezione, deve unire la squadra e parlare. Oggi il calciatore è più istruito, più furbo. Se vedo che la squadra non mi segue, allora mi dimetto”.

Leonardo Zullo

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