Chi ha giocato ad Adidas Power Soccer non lo può di certo dimenticare, videogame di spessore e che portava molte innovazioni.
Oggi vi facciamo fare un viaggio indietro nel tempo, raccontandovi uno dei giochi più clamorosi della storia dei videogame.

“Ci vorrebbe un terzo occhio” diceva il telecronista nella versione italiana di un iconico videogame per Ps1 e Microsoft Windows uscito nel 1996 e in grado di regalarci un meno riuscito secondo capitolo l’anno successivo. Si poneva come competitor del neonato Fifa e sfidava anche International Super Star Soccer, ma non superò il 1998.
Quello che sorprendeva erano anche le cose particolari che si potevano fare tra cui il gol di mano, il calcio all’avversario e la maglia tirata, gli arbitri si accorgevano spesso di questo ma non sempre. Questo rendeva più curioso e reale un gioco che già lavorava con la tecnica di motion capture e offriva una riproduzione reale e decisamente al passo coi tempi.
Era un videogame di livello assoluto il primo che riuscì a fare un boom di vendite, ma il secondo seguì un clamoroso ridimensionamento che obbligò l’azienda a fare qualche passo indietro anzi portò addirittura alla chiusura del progetto.
Adidas Power Soccer, tutto quello che c’è da sapere
A sviluppare e pubblicare Adidas Power Soccer ci pensò la Psygnosis casa sviluppatrice di videogame inglese nata nel 1984 e che andò avanti fino al 1999. Conosciuta per i successi di Wipeout e Colony Wars provò la sua incursione dei videogame di calcio con anche un discreto successo.
Addirittura all’epoca la rivista Next Generation evidenziò: “Se stai cercando il simulatore di calcio perfetto, Worldwide Soccer II è ancora l’unica scelta, ma Adidas Power Soccer vale più che l’acquisto se sei interessato a un po’ di azione arcade fuori dagli schemi.”
Un dispiacere per il pubblico quando si decise di non andare avanti di fronte a un progetto che per molti sembrava una novità illuminante nel mondo dei videogiochi. Alla fine però purtroppo non si verificò un sequel.
Colori sparati, rapidità e buoni movimenti lo facevano un gioco interessante anche se le spropositate dimensioni del pallone e la mancanza di diritti ne toglievano della poesia.





