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Brambilla: “Bayern Monaco tra le favorite per la Champions come sempre. Su Tuchel e Klopp…”

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Davide Marchiol

Le parole di Roberto Brambilla, ex giornalista di Sky Sport ed esperto di Bundesliga, a Calciomercato.it in onda su TvPlay.

Che Bayern Monaco troverà l’Inter? “Partiamo dal momento di forma, il Bayern è reduce da due pareggi in Bundesliga, con il Gladbach per bravura di Sommer che ha battuto il record di parate in Bundesliga. L’Union Berlino invece ha fatto una gara ottima come sta capitando spesso e ha fermato una squadra molto più forte. Nagelsmann in conferenza è parso tranquillo, non ci sono grossi dubbi di formazione, è rientrato Goretzka che però potrebbe non partire dal primo minuto. E’ tornato disponibile anche Tel, ragazzo preso anche per completare numericamente il reparto offensivo. Se c’è un problema è di abbondanza. Anche Neuer in conferenza ha trasmesso tranquillità. Il Bayern agli esordi va sempre benissimo in Champions, Nagelsmann ha sottolineato che sono sempre tra i favoriti ma ha ribadito che ora va dimostrato. C’è stato un buon ricambio generazionale, sono arrivati comunque giocatori come De Ligt che dovrebbe esserci stasera, è arrivato anche un giocatore del calibro di MManè”.

Tuchel esonerato a sorpresa

Tuchel sarebbe una buona opzione per il Lipsia? “Penso che il profilo di Tuchel andrebbe bene, ma non so se potrebbe accettarlo. In più pare che il Lipsia punti su Marco Rose, che è di Lipsia, ha giocato con il Lipsia… ho letto qualcuno che scriveva che è a Lipsia come se fosse una novità, ma lui vive a Lipsia. Tuchel è un allenatore preparatissimo e molto capace, lo conferma chiunque abbia lavorato con lui. Forse al Chelsea ha pagato il fatto che non fossero convinti di lui dall’inizio, però gli ha fatto vincere una Champions League. Per Tedesco invece si conferma la sindrome del secondo anno, è successo allo Schalke, che portò al secondo posto e poi l’anno dopo è stato esonerato. Se uno dovesse guardare il Lipsia dell’anno scorso e quello di quest’anno farebbe fatica a compararli, ma i giocatori sono gli stessi”.

Tuchel sarebbe un buon profilo per una big italiana? Magari la Juventus? “A Tuchel va offerto un progetto dove lavorare con tranquillità, non so se in Italia sarebbe possibile. Io sarei molto curioso di vederlo, di allenatori tedeschi in Italia ce n’è uno solo che è Blessin, legato alla scuola Rangnick, la cosa particolare è che citiamo come grande esempio Klopp. I capostipiti sono Gross, che non ha mai allenato però a grandi livelli, poi c’è stato il maestro di Jurgen Klopp a Mainz”.

Il Liverpool del tedesco Klopp

Come vedi il Liverpool di Klopp contro il Napoli? “Spero che Klopp non viva la crisi del settimo anno. Ha una squadra di grandissimo livello, se giocherà da Liverpool per il Napoli sarà molto difficile. Sarà questione di ritmo, quando vanno a ritmo sostenuto soffre chiunque, perché vanno veloci con tantissima qualità. Hanno davvero una panchina profonda, possono permettersi di lasciare dei giocatori in panchina per usarli quando serve. A ritmi bassi per il Napoli sarebbe molto più semplice. Non bisogna sbagliare nulla ed è difficile. Ma se sapranno giocare entrambe come sanno sarà un ottimo spot per il calcio italiano”.

C’è dell’autocommiserazione nel calcio italiano? “Il calcio è un gioco, quindi va giocato in primis, in secondo luogo bisogna vincere, ma bisognerebbe giocarsela sempre. Quello che dobbiamo capire noi è che  su determinate cose questa autocommiserazione è  dovuta al fattoche su alcune cose noi siamo fermi a 25 anni fa, soprattuto sul pensare che serva vincere sempre e comunque. Se uno propone e sbaglia poco di solito vincere. Bisogna un po’ rispostare il nostro focus. Bisogna anche dire che se tempo fa se una delle nostre squadre avesse pareggiato con il Salisburgo sarebbero scattati i processi, ben più grandi di quanto sta accadendo oggi. Noi ora ci siamo ridimensionati tutti dicendo che è un successo pareggiare quando tempo fa bisognava vincere e bisognava portare quattro squadre agli ottavi, ora vanno bene anche solo due. E’ proprio diversa la mentalità, il calcio poi si è globalizzato, c’erano più differenze una volta”.

Davide Marchiol

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