La linea verde ha premiato la Juventus di Allegri a Lecce e mette il tecnico di fronte a una scelta decisiva per il futuro della stagione
Allegri inizia a riprendersi la Juventus. Il successo di Lecce è figlio del tiro alla Del Piero di Fagioli, e di una squadra messa in campo puntando sulla linea verde. Sono i giovani che hanno dato velocità al gioco bianconero, rapidità di gambe e di pensiero, qualità e un pizzico di incoscienza.

“Nella vita conta avere coraggio – ha detto l’allenatore della Juventus -. Serve anche un po’ di sana follia quando le cose vanno male, se si è troppo razionali non si va da nessuna parte”
Allegri ha parlato bene di Miretti, elogiato per la quantità di palloni giocati e per l’affidabilità con cui ha interpretato la partita. “Quando in squadra hai qualcuno così, sei un passo avanti” ha commentato il tecnico di una Juventus temporaneamente al quinto posto dopo la vittoria in casa del Lecce.
La partita l’ha risolta Fagioli, di cui lo stesso Allegri parlava benissimo. Precoce classe 2001, era già capace ben quattro anni fa di stupire l’allenatore. “Vederlo giocare è un piacere, conosce il calcio – diceva -. Sa smarcarsi, ha ottimi tempi di gioco, sa come e quando passare la palla. Dobbiamo dargli il tempo di crescere”.
Allegri e il bivio della Juventus: un grande esempio dal passato

A questo punto Massimiliano Allegri si trova di fronte a un bivio non facile. Deve decidere a chi affidarsi per tentare di salvare il salvabile in una stagione che comunque si ostina a non definire un fallimento nonostante la prima eliminazione in Champions League già sicura dopo cinque giornate nella storia della Juventus.
Può tornare utile la lezione di un tecnico che ha dimostrato di saper gestire gli uomini e farli rendere al meglio, contro tutto e contro tutti. Si tratta di Enzo Bearzot, ct dell’Italia campione del mondo nel 1982. In quel gioiellino di libro intervista che è “Il romanzo del vecio” di Gigi Garanzini, Bearzot spiega come si costruiscono squadre vincenti. E quel che racconta valeva per l’Italia di Paolo Rossi come può valere oggi per la Juve di Di Maria, Bonucci e Vlahovic.
I giovani, diceva, ti danno gambe ma sono “i vecchi” che ti danno la testa. Ed è su di loro che si basano le squadre. Ai giovani, spiegava, “puoi dare tempo di crescere” e se li hai scelti male puoi cambiarli. Ma se sbagli “i vecchi – concludeva -, crolla tutto”.
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