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E’ davvero l’Inghilterra ad aver inventato il calcio? La storia dice il contrario

Inghilterra

Il calcio è stato davvero inventato il calcio? Dall’episkyros degli antichi Greci al cuju praticato in Cina, la storia dice il contrario

Una valanga di gol ha travolto l’Iran che nel secondo match del girone A dei Mondiali è stato asfaltato per 6-2 dall’Inghilterra. Esordio con il botto per gli uomini di Gareth Southgate che così lanciano la loro candidatura per un ruolo da protagonista nella rassegna iridata.

Inghilterra
Inghilterra (Ansa)

E se il coro “it’s coming home” (“sta tornando a casa”, riferito al calcio) che ha accompagnato gli inglesi fino alla finale di Wembley ad Euro 2o21 si è beffardamente tramutato in “it’s coming Rome” per la vittoria ai rigori dell’Italia di Mancini, in Qatar i sudditi di Sua Maestà Carlo III possono aspirare a bissare l’alloro iridato che manca dal 1966.

Un successo che, tra l’altro, fa tornare di moda la pretesa degli inglesi di essere gli inventori dello sport più popolare e praticato al mondo. Ma è proprio così? Vediamo di fare chiarezza su tale argomento una volta per tutte.

E’ davvero l’Inghilterra ad aver inventato il calcio? Ecco cosa dice la storia

Harry Kane
Harry Kane, capitano dell’Inghilterra (Ansa)

Sgombriamo subito il campo da ogni dubbio. Nessuno, neanche gli inglesi, può arrogarsi il merito di aver inventato il calcio. D’altronde, il gesto di calciare un oggetto di forma sferica in cui ci si imbatte è così istintivo e naturale che  vi sono testimonianze di forme embrionali di calcio in molte civiltà. Dagli antichi Greci, con il loro “episkyros“, ai Romani, con l’harpastum, e ai Maya, passando per il “calcio fiorentino” di epoca rinascimentale, a una rudimentale versione del calcio moderno si gioca dalla notte dei tempi.

Del resto, la sfericità della palla che rinvia alla perfezione divina era una suggestione talmente forte che nemmeno i cinesi ne erano immuni. In epoca Han, tra il 206 a.C. e il 220 d.C., in Cina si praticava il “cuju“, traducibile letteralmente come “spingere il pallone con il piede“, in cui ogni squadra era formata da 6 giocatori mentre la correttezza della competizione era garantita da un arbitro e da un assistente. Evidente il significato simbolico di un simile gioco, sorta di riproposizione in chiave ludica della cosmogonia cinese.

Le diverse forme geometriche, infatti,  richiamano le forze cosmiche, lo yin e lo yang, e alla loro armonia: la palla è sferica come la luna e il cielo della cosmogonia cinese mentre il campo è quadrangolare come la rappresentazione cinese della Terra. Inoltre, il maestro Li You attribuiva al cuju anche una valenza pedagogica in quanto “specchio dell’universo, della vita e dell’ordine sociale” e quindi allegoria dell’equità e della giustizia. Ebbene, agli inizi del 2000 in Cina si sono tenute esibizioni di cuju, con il distretto di Linzi che addirittura ha rivendicato ufficialmente il titolo di “patria del calcio“.

Ma allora qual è il merito degli inglesi? Gli inglesi hanno il grande merito di aver codificato e istituzionalizzato il calcio, gettando così le basi della sua diffusione in tutto il mondo, a partire dalle “Cambridge Rules“: l’8 dicembre del 1848 i rappresentanti di vari college si riunirono su un prato del campus della predetta prestigiosa università per stilare quello che è il nucleo originario delle regole del calcio mettendo così fine all’anarchia regolamentare che ne caratterizzava i primordi.

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