Il patron della Salernitana fa il punto sul calcio italiano e su ciò che non va: il presidente in primis punta il dito contro i contratti
Il presidente della Salernitana Danilo Iervolino è fin da subito stato molto attivo nel calcio italiano; appena arrivato al comando della squadra granata, il patron ha illustrato le sue idee al fine di rivoluzionare il calcio. Ha unito in più occasioni lo spirito imprenditoriale a quello del tifoso, visto che a Salerno è diventato il primo sostenitore del club. In una lunga intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, Iervolino va ruota libera sul mondo del calcio che deve rivedere i costi e sul nuovo regolamento degli agenti.
“Dal sistema calcio fuoriescono troppi soldi, a volte ingiustificatamente, ma serve fare una premessa – esordisce il presidente della Salernitana – non mi piace generalizzare e reputo l’attività dei procuratori necessaria quando è svolta in maniera professionale, quando il calciatore viene accompagnato durante la sua carriera e quando c’è una sana mediazione con le società. Ho molto rispetto per gli agenti: diversi li stimo e alcuni sono diventati miei grandi amici“. Il presidente quindi punta il dito ma senza scagliarsi contro tutti, riconoscendo così i meriti di chi lavora per il bene effettivo del proprio assistito.
“Chi dice che i procuratori sono i veri padroni del calcio, provoca – prosegue -. Non nego però che influenzano fin troppo questo mondo con le loro scelte e i loro comportamenti. Ora del tema si sta occupando la Fifa, ma in passato, facendo sistema, le società avrebbero dovuto respingere certe richieste. Non quelle del professionisti seri, perché non e corretto fare di tutta l’erba un fascio ma quelle degli altri sì“. “Quei 205 versati agli intermediari nel 2022 – aggiunge – è il segnale evidente di una deriva, la dimostrazione che c’è uno sbilancio nell’industria del calcio. Siamo in una giungla: ci auguriamo che le nuove regole della Fifa aiutino e siano recepite quanto prima dalla Figc“.
“Il problema principale da risolvere – chiosa Iervolino – è lo sbilanciamento professionale tra i calciatori e le squadre. Se un presidente investe su un giocatore, compra il suo cartellino da un’altra società e lo lega alla propria squadra per cinque stagioni con un contratto magari economicamente importante, lo fa perché si aspetta performance di un certo livello. Se dopo sei mesi o un anno queste performance non ci sono, cosa succede? I proprietari devono pagare lo stesso. Se invece il calciatore va bene, arriva il suo procuratore a battere cassa e a chiedere più soldi. In un mondo ideale anche noi presidenti dovremmo avere il diritto di scogliere il contratto o quanto meno di chiedere una riduzione dello stipendio. Se lavoro con un avvocato e non sono contento del suo operato, non devo farmi rappresentare da lui in eterno“.
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