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FIGC, i motivi dietro la sentenza: perché la Juventus va tutelata

La sede del CONI. (ansa-tvplay)

La sentenza sulla Juventus è stata accolta da parecchie critiche, soprattutto a livello “etico”, ma i motivi sembrano soprattutto economici.

I commenti alla tanto attesa sentenza sulla manovra stipendi della Juventus non si sono fatti attendere e non hanno tradito le aspettative. Tra festanti e delusi, sono emerse soprattutto le critiche ad una decisione che di fatto sembrerebbe rappresentare un’evidente stortura, se non altro a livello etico. Lo ha detto e scritto attraverso i media di TVPlay in maniera “soft” Marco Giordano, prima che poi lo incalzasse in maniera decisamente più “strong” Stefano Bandecchi, che potrebbe essere querelato da Gravina. Capiamo meglio in cosa consiste esattamente “l’asset Juve” da preservare in questo momento?

La sede del CONI. (ansa-tvplay)
La sede del CONI. (ansa-tvplay)

Partiamo da quanto detto dal padrone di casa del salotto Twitch di TVPlay Marco Giordano, che aveva così commentato in diretta le notizie giunte dal tribunale: “Leggendo la sentenza per me è tutto sbagliato e si riscontra un solo dato rispetto a quello che dice Gravina. In Italia è più importante un asset economico che una legge e comunque la giustizia“.

Cosa significa però “asset” riferito alla Juventus? Tante cose e, per quanto ci si muova ovviamente nel campo delle ipotesi, sembrano chiari come la luce del sole i puntini che una volta uniti conducono alla “logica dietro la sentenza” cui tutti abbiamo assistito. Oltretutto la cosa paradossale, per non dire “molto italiana”, è che l’evidenza di un danno che si sarebbe inevitabilmente riflesso anche su tutto il sistema calcio nostrano, ha fatto sì che nessuno degli altri club di Serie A protestasse per quanto accaduto.

Perché Juventus “graziata” può convenire a tutti

Iniziamo ad esporre i suddetti “puntini” da unire con quello a cui probabilmente ruota tutto intorno. La FIGC deve ricevere le offerte per il rinnovo dei diritti televisivi dal 2024 al 2027. È molto facile quindi ipotizzare che una Serie A senza Juventus valga molto meno, sia per motivi tecnici che ovviamente per il relativo bacino d’utenza rappresentato dai tifosi bianconeri, che già hanno dato dimostrazione della loro “forza” in sede di boicotaggi vari a seguito della prima penalizzazione di 15 punti.

Gabriele Gravina, presidente FIGC. (ansa-tvplay)
Gabriele Gravina, presidente FIGC. (ansa-tvplay)

La Juventus in Serie B però non avrebbe significato solo questo, ma anche un effetto domino che si sarebbe abbattuto sull’appeal del nostro campionato. La Juve di oggi infatti non è quella del 2006 e di Calciopoli, in grado di poter convincere a restare anche nella serie cadetta calciatori come Buffon, Del Piero e Camoranesi freschi di vittoria in Coppa del Mondo, oltre al Pallone d’Oro Nedved ed il finalista mondiale Trezeguet.

È facilmente ipotizzabile quindi che tutti i top player della Juventus, a partire da Vlahovic, Chiesa, Bremer e forse anche qualche giovane importante come Fagioli e Miretti, sarebbero andati via. Per rimanere in Italia? Certo che no, forse qualche giovane, ma sentendo “l’odore del sangue” è alquanto improbabile che ricchi club inglesi ed europei si sarebbero fatti scappare l’occasione di depredare la Juve, lasciando una Serie A ancora più povera di campioni, che poi sono sempre quelli che determinano l’appeal e quindi il valore economico di un campionato, dunque la cifra che viene ripartita tra i vari club dalla FIGC.

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