Non c’è andato leggero il presidente Gabriele Gravina con Roberto Mancini: ecco le sue parole nell’intervista al Corriere della Sera.
Gabriele Gravina, presidente della federcalcio italiana, non le ha certamente mandati a dire a Roberto Mancini e ha, anzi, messo in chiaro la situazione dal suo punto di vista nella lunga intervista concessa al Corriere della Sera: “Abbiamo lavorato insieme cinque anni, ho aspettato a parlare di questa storia. Volevo risolvere la questione allenatore e ho dato priorità alla maglia azzurra però sono davvero amareggiato” ha ammesso il numero uno.
“Ci sono rimasto male, questo divorzio mi lascia perplesso: Roberto non mi ha mai detto che voleva andare via. Per me è stato un fulmine a ciel sereno, ho sentito parlare di dimissioni per la prima volta dalla moglie, che è il suo avvocato, il giorno prima che arrivasse la PEC formale in ufficio” ha raccontato il presidente.
Gravina dice tutto: cosa è successo con Mancini e De Luarentiis
Quindi Gravina ha continuato: “Avrei apprezzato se Mancini me lo avesse detto guardandomi negli occhi, adesso mi chiedo se Roberto abbia davvero detto certe cose. Sa benissimo che la realtà è il contrario esatto di quanto dichiarato. Mancanza di fiducia? La mia era totale e l’ho dimostrata con i comportamenti. Dopo la sconfitta contro la Macedonia, che ci è costata il mondiale, sono andato in conferenza con lui e ho messo la mia faccia per difendere la sua”.
Poi si è chiesto: “Se non avessi avuto fiducia, gli avrei rinnovato il contratto fino al 2026? Lo avrei promosso coordinatore dell’under 21 e dell’under 20?”.
E allora, la questione dello staff? Gravina fa chiarezza: “Questa è grossa: solo Evani è uscito e per non aver accettato un altro ruolo. Tra l’altro stiamo parlando di un allenatore che faceva parte degli organi federali e che è arrivato prima di Mancini. Gli altri sono stati confermati tutti, da Lombardo a Nuciari, che sarebbero tornati a Coverciano nei giorni delle gare della nazionale. Abbiamo persino rinforzato il gruppo con Gagliardi e Barzagli chiesti da lui”.
Il presidente della federcalcio ha quindi concluso: “Non voglio alimentare ulteriori polemiche, ma le dichiarazioni sono state inappropriate, offensive e sconfortanti nei miei confronti: non rinnego il rapporto di amicizia, ma spero riveda la sua posizione. Potevo fermarlo non accettando le dimissioni? C’era una clausola, stendiamo un velo pietoso. Più facciamo discorsi di questo tipo e più l’amarezza aumenta. Arabia Saudita? Se così fosse, avrebbe potuto parlarmene, visto che ognuno di noi ha le proprie fragilità e io avrei compreso le sue. Se dovesse farlo, sarà lui a spiegare le ragioni“.
Infine la scelta su Luciano Spalletti: “Ha vinto lo scudetto facendo emozionare Napoli e tutti quelli che amano il calcio. È forte e sicuro, ha esperienza e un gioco brillante. Alla prima telefonata aveva già dimostrato un entusiasmo contagioso”.
E la questione clausola come si è risolta? Gravina spiega: “Io neppure sapevo l’esistenza di questo documento, l’ho scoperto dai giornali. I nostri avvocati mi hanno detto che avremmo potuto parlare con lui, il resto se lo vedrà lui con il suo vecchio club” – Ha poi aggiunto – “Con de Laurentiis ci siamo sentiti, ma non mi aspettavo niente di diverso da ciò che è accaduto. Non mi aspettavo, però, che de Laurentiis parlasse del contratto di Mancini, un accordo che non conosce. Mi è sembrato un’invasione di campo e alcune dichiarazioni mi sono sembrate inopportune, come quando ha detto che se avessimo voluto Spalletti, avremmo dovuto pagare”.