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Come leggere i bilanci del calcio, Fabrizio Bava a TvPlay: “L’aspetto economico è diventato fondamentale”

L'economia nel calcio

Fabrizio Bava è Professore ordinario in Economia Aziendale all’Università di Torino. Di recente è uscito il suo nuovo lavoro “Come leggere i bilanci del calcio”. L’abbiamo intervistato.

In un calcio che si muove sempre più verso la dimensione dell’azienda abbiamo sottoposto alcuni quesiti ha un esperto del settore economico.

L'economia nel calcio
Cristiano Ronaldo e il calcio delle aziende (ANSA) TvPlay.it

Ecco le sue parole.

Partiamo con una domanda banale ma importante, Come leggere i bilanci del calcio?
Per poter comprendere e apprezzare i bilanci dei club di calcio bisogna prima acquisire alcune competenze sui bilanci in generale e sulle loro specificità nel mondo del calcio, che li rende particolarmente affascinanti per via della loro unicità. Nel mio libro, per rendere l’idea ho usato questa metafora: i bilanci del calcio stanno ai bilanci delle altre imprese come la città di Venezia sta alle altre città. Ci sono le strade e le case come in tutte le città, ma Venezia è percorsa da barche invece che da automobili. In tutti i bilanci aziendali ci sono gli investimenti, ma nei bilanci dei club di calcio, l’investimento più significativo è nei contratti dei giocatori. Il mio obiettivo è diffondere tra i tifosi una maggiore consapevolezza dei bilanci delle società di calcio.

Le squadre si stanno sempre più trasformando in azienda. Quanto è diventato centrale l’aspetto economico?
L’aspetto economico è sempre più importante, più precisamente, è sempre più importante perseguire una strategia di sostenibilità economica, finanziaria e patrimoniale. Ormai dai bilanci si può comprendere che tipo di mercato potrà fare un club. Se non si rispettano determinati parametri le regole di iscrizione al campionato di Serie A possono limitare le possibilità dei club di fare mercato e, in prospettiva, i parametri monitorati dall’EUFA potranno arrivare fino a non consentire la partecipazione alle competizioni internazionali. Non sempre si possono risolvere i problemi con il supporto da parte della proprietà (sempre che la proprietà abbia le possibilità e l’intenzione di supportare il club).

Proprio per motivi legati ai soldi pare che le bandiere non esistano più. Ci sono altri aspetti da analizzare che portano i calciatori spesso a cambiare maglia?
I calciatori, lo sappiamo, sono dei professionisti e anche se in Serie A guadagnano molto, la loro carriera è breve e quindi cercano di massimizzare i benefici economici. Talvolta cambiare club può essere un po’ come per una persona cambiare il proprio posto di lavoro, un’occasione per ottenere uno stipendio più elevato. Tutti i giocatori più forti sognano di indossare la maglia dei club più prestigiosi, come la Juventus, anche perché in genere ottengono un miglior contratto.

Quando possiamo considerare una squadra sana? Ci spieghi un po’ come funziona l’aspetto di gestione economica di un club?
Come qualunque impresa, anche un club di calcio dovrebbe perseguire l’equilibrio economico, riuscendo a ottenere un ammontare di ricavi superiore ai costi. Questo obiettivo è particolarmente sfidante per i top club nel calcio, dove la continua ricerca della massima competitività sportiva richiede spesso l’acquisto di giocatori di alto livello, già ‘pronti’ per competere. Tali giocatori hanno costi elevati, sia per l’acquisizione dei loro contratti sia per gli ingaggi. Nonostante l’obiettivo di generare ricavi indipendenti dai risultati sportivi, come dimostrato dalla Juventus attraverso iniziative quali la costruzione dello stadio o l’acquisto di giocatori di fama mondiale come Cristiano Ronaldo per aumentare la notorietà del brand e gli introiti da merchandising e sponsorizzazioni, il percorso verso la sostenibilità finanziaria rimane complesso. I club più vincenti in Italia, la Juventus e l’Inter, non sono riuscite ancora a raggiungere la tanto auspicata sostenibilità finanziaria. Nel libro ho analizzato le ultime otto stagioni e, anche se si sono registrati dei miglioramenti, l’equilibrio di gestione non è ancora stato raggiunto. Naturalmente spendere di più in giocatori, tra costi per l’acquisizione dei diritti di utilizzazione pluriennale (i contratti) e ingaggi, rispetto ai ricavi, costringe i club a indebitarsi o a dover chiedere il supporto finanziario alla proprietà. Ormai però, soprattutto in ambito UEFA, sono stati introdotti dei parametri che impongono ai club di perseguire l’equilibrio di Conto economico, gli squilibri non sono sempre superabili grazie al supporto della proprietà.

Alcuni calciatori stanno diventando loro stessi delle aziende, si guardi a Cristiano Ronaldo, quanto danneggia il gruppo una cosa del genere?
Questo è un aspetto delicato, bisognerebbe forse porre un quesito di questo tipo a un allenatore, come ad esempio Allegri, che ha vissuto l’esperienza di avere in gruppo una star mondiale come Cristiano Ronaldo.

Il campionato arabo sarà un fuoco di paglia come quando esplose quello cinese o ci ruberà ancora talenti?
È difficile prevedere l’esito, ma naturalmente tutti ci auguriamo che si riveli un fuoco di paglia. Tuttavia, esiste il rischio che le proposte provenienti da tali paesi possano ulteriormente aumentare i prezzi dei calciatori. Mentre i club devono cercare di ridurre i costi. In un mercato già caratterizzato da elevati costi di trasferimento e ingaggi, questa potenziale escalation potrebbe aggravare le sfide finanziarie che i club stanno affrontando e ridurre ulteriormente l’appeal del campionato di Serie A che potrebbe perdere alcuni dei suoi migliori giocatori.

Usciamo fuori dal contesto con una domanda che non c’entra nulla col tuo libro, chi vince il campionato?
A questa domanda non posso che rispondere da tifoso. Razionalmente dovrei dire l’Inter, ma proprio non ci riesco. Dopo tutto quello che è successo lo scorso anno alla Juventus e al conseguente mancato mercato. Insomma, non accadrà, ma se dovesse accadere…

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