In un’estate di rivoluzioni e calciomercato incandescente, abbiamo fatto due chiacchiere con uno dei volti più attenti e informati del giornalismo sportivo italiano: Raffaele Amato, storica firma di Interlive.it, punto di riferimento per chi segue con passione e competenza l’universo nerazzurro e le sue mille sfaccettature.
In questa intervista, raccolta nel pieno fermento delle trattative estive, Raffaele ci aiuta a leggere tra le righe delle strategie dell’Inter e delle altre big italiane: tra retroscena, nomi in entrata e possibili cessioni eccellenti, la sua analisi va oltre la semplice cronaca per restituirci un quadro lucido, realistico e stimolante sul presente e sul futuro del nostro calcio.
Un paio di mesi fa avrebbe potuto firmare con la Juventus. Si era conclusa, nel peggiore e impensabile modo possibile, la drammatica esperienza di Thiago Motta e uno degli allenatori contattati da Giuntoli, poi cacciato anche lui, fu proprio l’ex Ct di Italia e Arabia.
L’operazione non andò in porto soprattutto perché la Juve non era convinta del tutto di Mancini, tanto che indiscrezioni parlano di una proposta contrattuale valevole fino al termine della stagione con opzione rinnovo legata alla qualificazione in Champions.
In sostanza ciò che si fece andare bene Tudor, ritenuto più congeniale per le ultime nove partite di campionato. Il croato era anche il meno costoso, il meno demanding come dicono in Inghilterra quando si riferiscono ad allenatori molto esigenti sul mercato e non solo.
Mancini aveva e ha voglia di ripartire dopo il flop in Arabia. Ha voglia anche di rispondere sul campo a chi, e non sono pochi, lo ritiene un tecnico bollito. Facendo mea culpa sui giornali e un po’ ovunque, ha provato senza successo a riprendersi la guida della Nazionale italiana.
Difficile ma non impossibile rivederlo in Serie A, sicuramente il suo nome tornerebbe di moda per una delle big, Inter, Milan, Roma e Juve stessa, che nella prossima stagione dovesse imboccare la strada sbagliata. Ammesso che qualche club di Premier, dove lo jesino ha lasciato il segno vincendo col Manchester City un campionato che mancava da oltre 40 anni e dando il via all’Era dei grandi successi legata all’emiro, non se lo prenda prima.
Salto di qualità non credo, ma sicuramente aggiungerebbe fisicità e qualità al centrocampo giallorosso. Parliamo di un profilo ormai esperto e con personalità, requisiti necessari per non dire indispensabili per aiutare la Roma a raggiungere l’obiettivo della prossima stagione: la qualificazione in Champions League.
L’ivoriano ex Milan è poi uno dei ‘figliocci’ di Gasperini, cioè uno dei quei giocatori che, grazie al lavoro del tecnico di Grugliasco, è riuscito a mettere in evidenza i propri pregi e a nascondere il più possibile i difetti. Se le condizioni economiche dell’affare con l’Al-Ahli fossero favorevoli, e il 28enne dovesse accettare di spalmare il proprio ingaggio (cosa tutt’altro che scontata, parliamo pur sempre di circa 14 milioni di euro), Kessie sarebbe sicuramente un acquisto importante per la Roma.
Senza alcun dubbio Ederson dell’Atalanta. Inzaghi è un suo grande estimatore e, forse quasi quanto Theo Hernandez, lo ritiene fondamentale per il suo progetto tattico in Arabia.
Il brasiliano piace un po’ a tutti, pure all’Inter che il piacentino ha lasciato a inizio giugno dopo 4 anni e, soprattutto, la pesante sconfitta col PSG in finale di Champions. Il problema è che l’Inter, così come le altre grandi italiane, non possono competere sul piano economico coi sauditi.
D’altronde l’Atalanta chiede qualcosa come 60 milioni, se non addirittura 70 per il cartellino del centrocampista portato in Serie A, alla Salernitana, qualche stagione fa da Walter Sabatini. Tanti, troppi per un giocatore che ha fatto benissimo ma all’Atalanta, cioè in una piazza che non ha le stesse esigenze e pressioni di piazze come Inter, Juve e Milan.
Poi bisognerebbe sempre diffidare, insomma andarci coi piedi di piombo, dai giocatori esplosi con Gasperini, uno che – non volendo essere blasfemi – sa trasformare l’acqua in vino, un buon calciatore in un grandissimo calciatore. Molti di questi ‘miracolati’ dalla cura di Gasp, altrove hanno non sono riusciti nemmeno a ripetere la metà di quanto fatto in quel di Bergamo. L’ultimo caso è Koopmeiners.
Dopo Genoa, dove complice l’arrivo di Vieira è stato solo un numero, ci credo poco. Balotelli è un giocatore finito da anni, perlomeno il Balotelli rimasto nella mente di tutti. Gli ultimi sprazzi del giocatore che è stato, e che non è stato, li abbiamo visti al Nizza. Parliamo ormai di quasi dieci anni fa. Poi ha girovagato qua e là combinando qualcosa solo in Turchia, all’Adana e in un campionato dove, eccezion fatta per il Galatasaray che infatti domina in lungo e in largo, il livello è molto modesto.
È stato un giocatore che ho amato e difeso come pochi, ma non ha avuto abbastanza fame e ha speso troppe energie stando arrabbiato col mondo intero. Calcisticamente è stato un grosso dispiacere veder buttare via tutto quel talento. Forse ancora oggi, alla soglia dei 35 anni, sarebbe potuto essere la stella del calcio italiano ed europeo, quindi mondiale.
Non bene, benissimo. All’estero sarebbe titolare da almeno un anno un calciatore di 19 anni e col potenziale di Pio Esposito. A mio avviso non deve esistere questa differenza tra giocatori giovani e giocatori vecchi, ma solo tra giocatori forti o meno, giocatori funzionali oppure no. Il classe 2005 di Castellammare di Stabia è forte, anzi fortissimo e ha caratteristiche che all’attacco dell’Inter mancano, quindi perché non puntare su di lui.
Se Thuram non dovesse tornare (sul piano fisico) quello del 2023/2024, Pio Esposito potrebbe giocare una quantità importante di partite nella prossima stagione. Per me lui e Lautaro, che in questi anni ha dimostrato di sapersi adattare a qualsiasi tipo di attaccante, formano una coppia di grande livello e ben assortita.
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