“Tutto organizzato”, il sospetto di Zenga sul caso Calhanoglu e la verità sulla lite con Varriale

L’intervista esclusiva a mister Walter Zenga, attuale dirigente del Siracusa promosso in Serie C, ed ex portiere di Inter e Nazionale

DI GREGORIO – “Non è facile giocare alla Juventus e confermarsi a questi livelli. In Italia non ci sono problemi con i portieri: c’è Vicario, c’è Di Gregorio, c’è anche Caprile che è andato via dal Napoli

L’ESPERIENZA ALLA SAMPDORIA E L’ESONERO DA NONO IN CLASSIFICA – “Io sono interista, è acclamato. Da piccolini però tutti hanno una seconda squadra e la Sampdoria è diventata la mia alternativa all’Inter. Allenarla è stato un completamento del cerchio. All’inizio ho gestito situazioni che non avevo ben misurato, quindi sono partito con l’handicap. E poi se trovi il presidente che prende Montella per cercare di entrare l’Europa..Noi eravamo noni in classifica e avevamo un percorso casalingo perfetto, perdemmo solo con la Fiorentina. Muriel ed Eder erano i nostri cannonieri, con i lanci di Viviano per loro due facevamo anche gol. Tutti mi hanno criticato per questo, ma se avevo un portiere bravo con il mancino…Per me era la soluzione migliore”.

LA CARRIERA DA ALLENATORE -“Io ho avuto un percorso di allenatore meno importante degli altri. Io il mio treno l’ho perso. Dopo la Sampdoria sono andato a Crotone, dove sono retrocesso. Poi sono andato a Venezia in Serie B. Durante il periodo del Covid sono andato a Cagliari il 1 marzo, poi siamo rimasti fermi per diversi mesi. Ci siamo salvati, poi hanno preso un altro allenatore. Ho sempre avuto situazioni borderline con percorsi poco continuativi. Sono andato anche in Arabia prima di tutti e in Turchia, a pochi chilometri dalla Siria”.

L’ALLENATORE DEI CALCI PIAZZATI – “Nel calcio ho portato anche l’allenatore delle palle inattive. Adesso vedo l’Arsenal di Arteta che ha l’allenatore delle palle inattive. Quando lo proposi a Lo Monaco nel 2006, mi disse “cosa?!”. In un campionato da 38 partite, con cinque calci piazzati a partita, hai un potenziale di palle gol molto alto”.

IL CASO CALHANOGLU – “Mi viene da pensare che Marotta abbia fatto il nome di Calhanoglu per far sì che si vada verso la decisione di una cessione del turco. Altrimenti non vedo perché un presidente precisi il discorso del capitano. Mi sembra già tutto organizzato”.

SIMONE INZAGHI – “In quattro anni Inzaghi ha vinto due Scudetti, è andato in due finali di Champions, ha vinto coppe e tutto il resto. Nove degli undici iniziali dell’Al-Hilal sono stranieri e gli altri due locali sono forti. Non è una squadra scarsa”.

MAX ALLEGRI – “Gli allenatori per me non si giudicano per quello che vincono, ma per il lavoro che fanno e per come riescono nell’arco del tempo a portare le squadre ad essere competitive. Inzaghi al primo anno non era visto benissimo, ma è stato criticato per cambi e per altre gestioni. Un allenatore che vince Scudetti, Coppe Italia e supercoppe con giocatori a parametro zero, senza fare grandi sessioni di mercato…Max Allegri è un grande amico. È uno dei migliori gestori e allenatori che abbia conosciuto. È da top club. Vince o perde è un altro discorso. Giocare bene? Cosa significa giocare bene nel calcio. Sono stato esonerato da nono in classifica con la Sampdoria”

LO STEAUA E LO STELLA ROSSA – “Vincere il campionato con Steaua e Stella Rossa non è semplice. Ma è tutto quello che c’è attorno che è importante. Ho eliminato il Valencia di Ranieri, poi con lo Stella Rossa ho fatto 12 partite di Europa League. Con i social di oggi avrei avuto più eco. La cosa più bella che ho fatto da allenatore non sono i due campionati vinti, ma aver avuto un rapporto onesto e sincero con i miei calciatori. Solo in due o tre parlerebbero male di me”.

IL LITIGIO CON VARRIALE – “La settimana prima di quell’intervista con Varriale, non feci la conferenza perché avevo fretta causa compleanno di mia moglie. Quella partita la perdemmo, quindi uscii dal campo senza dire nulla a nessuno per fare presto per il volo. Mi corse dietro un giornalista RAI per sgridarmi, io non lo trattai benissimo. Varriale disse che non ero un professionista, allora la settimana successiva mi presentai subito in collegamento, aspettando che mi desse la linea. La litigata con Varriale è costata 6 mila euro e una diffida dalla Lega. Alla fine ho anche pagato. Il giorno dopo la litigata andai a Coverciano per l’assemblea allenatori e dovetti fare una foto con Varriale, altrimenti mi squalificavano. Se mi si chiude la vena, non riesco più ad essere moderatamente gentile. Questo ha inciso sul rapporto con tante persone”.

LA CHANCE MANCATA CHIAMATA TORINO – “Avrei voluto giocare nel Torino o anche allenarlo. Mi ci sarei visto bene in quell’ambiente, sia per il mio carattere sia per lo spirito. L’unica squadra per cui sono stato davvero vicino è stato il Napoli, ma con altre squadre non ho mai avuto contatti”.

IL MONDIALE DI ITALIA 1990 – “Il gruppo del Mondiale 1990? Venivamo dall’Under 21, dove c’erano altri giocatori importanti. Eravamo io, Bergomi, Ferri, Baresi, Ancelotti, in panchina c’erano Ferrara e Vierchowod. Avevamo un gruppo storico che perse una finale ai rigori contro la Spagna Under 21, poi creammo con gli altri un gruppo fantastico. Non giocammo le qualificazioni perché eravamo già qualificati in quanto Paese ospitante, ma precedentemente giocammo 11 partite senza prendere gol. Il record di imbattibilità in Coppa del Mondo è ancora mio, anche se nessuno se lo ricorda come se non avessi fatto nulla in carriera. Quel Mondiale lo preparammo a Coverciano e ci fu la finale Fiorentina-Juventus di Coppa UEFA, con Baggio che passò alla Juventus quell’estate. Non facemmo un ritiro tranquillo. L’entusiasmo, il feeling, lo sentivamo fortissimo. È stato qualcosa che ci fomentò, ma ci penalizzò anche perché andavamo a duecento all’ora. Facemmo un Mondiale con 6 vittorie ed un pareggio, ma arrivammo terzi”.

DONNARUMMA COME BUFFON – “Donnarumma fa parte di quell’élite cui fa parte Gigi Buffon. Ha fatto un percorso in #Champions League che solo un fenomeno può fare. È ancora molto giovane, non dimentichiamocelo”

MARADONA O MESSI? – “Maradona o Messi? Diego era Diego. Per 20 anni è stato il più forte. Buffon ad esempio ha bruciato 3 generazioni di portieri. Bisogna essere dei fuoriclasse”.

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