Parla e ricorda l’ex arbitro e attuale vice-presidente della Ternana che su Serra dice: “Se ha detto davvero quelle cose, ha fatto un grave errore”
Era il 20 febbraio del 2010, a San Siro giocavano Inter e Sampdoria, l’arbitro in campo era Paolo Tagliavento che dovette espellere i due difensori Samuel e Cordoba, Mourinho, all’epoca nerazzurro, non la prese benissimo, tanto che fece il famoso gesto delle manette che infiammò lo stadio e fece scalpore. “Mamma mia quel giorno, pensi che io nemmeno lo vidi quel gesto, fu furbo José, con la complicità di Oriali, di noi non se ne accorse nessuno in campo lo vedemmo dopo in tv e apriti cielo”, ricorda nitidamente l’ex arbitro Tagliavento a Tvplay.it che però ci tiene a sottolineare: “Si discusse molto di quella gara e delle mie decisioni, ma tutti poi mi diedero ragione, tanto che fui anche premiato per la direzione, non ci furono errori e venne giudicata dal punto di vista arbitrale tecnicamente perfetta, ma in quel momento si parlò delle manette, naturalmente…“.
Tra i due, Tagliavento e Mourinho, ora i rapporti sono cordiali. Si sono rivisti l’anno scorso durante l’amichevole estiva tra Roma e Ternana, ma a Tagliavento qualcosa ancora brucia un po’: “Quelle due espulsioni erano sacrosante, ma si parlò solo delle manette. Come adesso: si parla della Roma che ha perso a Cremona o dell’episodio tra Mou e Serra? – riflette l’ex direttore di gara – Ecco, appunto, per me l’allenatore portoghese non fa mai le cose a caso, ma con uno scopo ben preciso, poi magari potrà avere le sue ragioni, ma devo dire la verità: Mourinho era difficile da gestire all’epoca perché faceva di tutto e credo sia “inarbitrabile” anche adesso…”.
Tagliavento: “Se Serra ha detto quelle cose, è grave e ha sbagliato ma occhio ai labiali…”
Sull’episodio specifico, ossia quello tra Serra e Mourinho, Tagliavento non sembra avere molti dubbi anche se vorrebbe prima aspettare le decisioni: “Non voglio credere che Serra abbia potuto dire una cosa del genere, se l’ha fatto è estremamente grave. Sulla base della mia esperienza personale, devo però dire che leggere il labiale può trarre in inganno e basta un niente”. E qui racconta un aneddoto che fece scalpore e che tanti ricordano: “E’ successo anche a me, in un famosissimo Inter-Juventus: ero il quarto uomo e mi misero in bocca parole che non avevo mai detto, ma me le avevano attribuite, leggendo proprio il labiale. “Dani (riferito a Orsato ndr) quanto recupero facciamo?”, è stato tradotto con la frase “Dai che alla fine vinciamo”. Due cose che non c’entrano nulla ma se va a cercare su Internet le trova ancora, feci una querela per questo anche”.
Sul comportamento del quarto uomo, Tagliavento non è che abbia tanti dubbi anzi: “Il quarto uomo non deve fomentare gli animi ma cercare di calmarli. Nello stesso tempo anche l’allenatore, in questo caso Mourinho, deve smorzare i toni. Il quarto uomo deve abbassare i toni e segnalare ciò che va fuori le righe. Di sicuro Non deve manifestare atteggiamenti provocatori. Anche se avesse detto solo “vai a casa, vai casa” non sarebbe un comportamento che un arbitro dovrebbe tenere, nella maniera più assoluta”. Tagliavento conferma anche che la discussione “non è stata minimamente registrata”, anche perché “il quarto uomo non è registrato perché per entrare nella conversazione deve spingere un pulsante e non l’ha fatto”. Ma tra Tagliavento e Mourinho c’è stato un abbraccio di recente? “Ma si ci siamo visti a Terni, per me tutta acqua passata”.