Lewis Hamilton potrebbe a sorpresa diventare un nuovo pilota della Ferrari: il curioso retroscena sul suo passato da calciatore.
Nelle ultime stagioni ha lasciato spazio al giovane Verstappen ma Lewis Hamilton rimane uno dei migliori piloti della storia della Formula Uno. La sua carriera non è ancora finita e, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe rilanciarsi alla Ferrari. Nel suo passato però non ci sono state soltanto le macchine ma anche il calcio, la prima grande passione del britannico.
Non solo nel mondo del calcio ma anche in quella della Formula Uno ci sono le bombe di mercato. L’ultima riguarda niente meno che Lewis Hamilton, accostato con forza alla Ferrari per la prossima stagione. Una notizia inaspettata che inevitabilmente ha fatto molto rumore e iniziato a fare sognare i tifosi del cavallino.
Il 38enne inglese guida dal 2013 la Mercedes e, dopo le recenti delusioni, potrebbe decidere di interrompere il rapporto e cambiare macchina. Nell’ultimo periodo sono evidenti i problemi della casa tedesca che non consentono al pilota di essere competitivo come vorrebbe magari per vincere l’ottavo titolo mondiale e diventare il più vincente di sempre, superando una leggenda come Michael Schumacher.
Lewis Hamilton è riuscito a raggiungere i massimi livelli nella sua professione, scrivendo la storia di uno sport come la Formula Uno. Un campione assoluto che però, durante la sua infanzia, aveva un altro sogno in testa. Nello specifico quello di diventare un calciatore perché, come la maggior parte dei suoi coetanei, amava giocare a pallone.
In una recente intervista il pilota britannico ha raccontato il suo forte legame col calcio, trasmesso dalla sua famiglia: “Mia sorella mi dava dei pugni al braccio e mi diceva ‘devi fare il tifo per l’Arsenal‘ e io per 5-6 anni sono stato tifoso dei Gunners ma mio zio Terry era tifoso del Chelsea e ho visto tante partite con lui”.
Aldilà della fede, il 38enne è sempre stato un grande ammiratore di questo sport: “Mi piace da quando sono bambino. Ho giocato fino a quando ero ragazzino, nelle squadre della scuola. Giocavo poi anche all’angolo della strada dove vivevo, ero l’unico bambino di colore ma volevo ambientarmi e questo era uno dei modi. Cercavo di essere il migliore nel calcio alla fine ho seguito una strada da pilota, ma era comunque un sogno essere parte integrante di una squadra”.
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