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Il “caso” Raspadori fa saltare Gabri Veiga al Napoli. E oggi la Serie A è seconda al campionato arabo

Gabri Veiga De Laurentiis e Raspadori

Il Napoli non ha voluto affondare il colpo per Gabri Veiga perché l’acquisto di Raspadori ha insegnato una cosa a De Laurentiis. E non bisogna scandalizzarsi davanti ai soldi arabi: la Saudi Pro League ha già vinto sulla Serie A. 

Evviva la Saudi Pro League. Bravi, continuate così, questa è la strada giusta per costruire quello che volete fare: prendere i migliori giocatori, anche giovani, lì dove c’è il capitalismo che vince. La verità non è che l’Al Ahli ha comprato Veiga, qualora dovesse chiudersi la trattativa, ma è il Napoli che ha deciso di perdere Gabri Veiga.

Il Napoli era nelle condizioni di compiere dei passaggi per acquistare il cartellino dello spagnolo. L’esperienza è legittima. Raspadori ha segnato un contrappasso per De Laurentiis, perché è stato speso tanto per un calciatore che gioca poco. Raspadori è stato fondamentale per la vittoria dello Scudetto. Veiga sarebbe stato molto utile per la conquista della Champions League.

C’è chi sostiene che il risultato sportivo sia più importante del mero conto economico di una valorizzazione del calciatore. Aurelio De Laurentiis non ragiona così. E non bisogna chiamarlo “Pappone”, perché il presidente del Napoli ha offerto 10 milioni a Osimhen per mantenere il club forte così com’è. Dal mio punto di vista, le scelte di De Laurentiis sono state capite da Spalletti, motivo per cui si sono separate le strade.

Bisogna comprendere che la scelta su Gabri Veiga è legittima. Non è il vostro sistemi di valori che deve trionfare, ma il relativismo culturale che deve vincere. Lo scudetto a Napoli è stato vinto da un progetto tecnico, non da quello societario. Il progetto societario è forte, solido e deve prevedere l’approdo annuale in Champions League. Non è che vincendo lo Scudetto, allora bisogna cambiare la testa, la mentalità.

Gabri Veiga non è un mercenario: guarda Cristiano Ronaldo, è il suo modello

Ho letto di tutto in queste ore: “E’ finito il calcio. Zielinski si ch’è omm’. Gabri Veiga è un mercenario!“. Ovviamente, siamo nel periodo storico del sovranismo da 180 caratteri. Tutto questo non fa che alimentare l’incapacità di fare analisi. Zielinski non è un grande uomo, Gabri Veiga non è un mercenario.

Cristiano Ronaldo
Cristiano Ronaldo, calciatore dell’Al Nassr (LaPresse) – TvPlay.it

Oggi la visibilità non è la Champions League, ma è anche la Champions League. Oggi la visibilità è il mondo panarabo, che si snoda da Rabat e arriva a Giacarta. In Arabia vieni visto da un miliardo e duecentomila persone. Lionel Messi oggi in un campionato in cui vanno a 3km/h viene visto da più persone di quando giocava a Barcellona. Il mondo è un po’ più grande del quartiere in cui viviamo. Il calcio non è finito, il calcio si evolve. succederà in Arabia? Lo vedremo. La verità è che l’Italia è un Paese che sta finendo.

Mi fa sorridere che il modello nel quale “voi” avete accettato di vivere, ossia quello capitalista, quando viene sopravanzato da un modello uguale vi scandalizzate. Siamo stati noi a fare le stesse cose. Adesso che i soldi ce li hanno gli altri, ci fanno schifo. E’ la storia della volpe che non arriva all’uva.

Oggi Gabri Veiga vede come modello il panfilo di 50 metri di CR7 che costa 60 milioni, preso in Arabia. Bisogna accettare la vittoria del capitalismo sull’altro. Inutile continuare a ragionare con un punto di vista Italocentrico. Siamo stati sconfitti, o per meglio dire stiamo perdendo. E’ inutile pensare di essere qualcosa di più importante del campionato arabo. Il campionato arabo ha già vinto. O rincorriamo e proviamo prima a pareggiare e poi a sorpassare la Saudi Pro League oppure tacciamo.

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