Il processo alla Juventus può allargarsi. Il Ministro dello Sport è stato chiaro e trova l’appoggio anche della FIGC “La Juve non è la sola”.
La Juventus è sotto processo e dalla chiusura delle indagini preliminari all’esame delle intercettazioni stanno emergendo sempre più pezzi del puzzle. Lo scenario che si sta delineando è quello di un sistema calcio “malato“, come l’ha definito anche De Laurentiis, ma ora scendono in campo le istituzioni. L’intervento del Ministro dello Sport Abodi fa intuire l’intenzione da parte del Governo non solo di fare chiarezza, ma anche di fare “piazza pulita” e si parla già di “nuova Calciopoli“.
Continuano ad aggiungersi dettagli rilevanti nell’ambito del processo che riguarda, per ora, la Juventus. La sensazione è che però il polverone potrebbe allargarsi. C’è già chi parla di una nuova Calciopoli, ma a prevalere è ancora la cautela. L’intenzione da parte di tutti i vertici a capo dello sport in Italia è ovviamente quella di fare chiarezza, senza però scivolare nel giustizialismo.
“Probabilmente la Juventus non rimarrà sola – ha detto Andrea Abodi, il Ministro dello Sport – abbiamo necessità di conoscere presto cosa sia successo, per prendere provvedimenti e per dare credibilità al sistema nel segno dell’equa competizione, cosa che negli ultimi anni non è capitata”.
Juventus e le altre, il commento di Coni e Figc
“Bisogna fare pulizia evitando il giustizialismo” ha quindi detto Andrea Abodi, che poi si è ritirato a parlare privatamente insieme al presidente della Figc, Gravina. Non sono mancati i commenti dopo quest’affermazione, la quale lascia intendere che il processo alla Juventus possa essere solo l’inizio di un nuovo uragano che si è già abbattuto sulla Serie A.
Alle parole del Ministro si sono aggiunte anche quelle del presidente del Coni, Giovanni Malagò: “Bisogna essere cauti nei giudizi, ma è indispensabile fare chiarezza, farla bene e urgentemente“. Dal Coni dunque l’appello non va solo alla giustizia sportiva, ma anche alla velocità e soprattutto alla condivisione. Dal commento di Malagò infatti emerge come l’auspicio principale sia quello del dialogo tra gli organi della giustizia sportiva e di quella ordinaria, affinché siano non solo tempestive, ma anche non divergenti.