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Tagliente a TVPlay: “Bisogna distinguere gli ultras dai banditi. Il tifo va salvaguardato”

Il prefetto Francesco Tagliente è intervenuto ai microfoni di calciomercato.it nella trasmissione TvPlay 

Intervistato ai microfoni di Calciomercato.it in onda su TvPlay, il prefetto Francesco Tagliente, ex Questore di Roma e tra i fondatori dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive. Sul tavolo di discussione gli scontri tra tifosi delle ultime settimane e il tema della sicurezza negli stadi.

SUI FATTI DI BADIA AL PINO –Ho gestito la sicurezza negli anni antecedenti al 2000. Erano gli anni in cui Carraro andò dal presidente del Consiglio dicendo che avrebbe sospeso il campionato in assenza di strumenti giuridici idonei a combattere la violenza. Siamo partiti da li. Ho visto di tutto e di più. Quel fotogramma sull’autostrada l’ho visto già nel 2008. Erano sedicenti ultras napoletani che inseguivano e tentavano di buttare fuori strada tifosi sedicenti romanisti e a seguito di questo fatto . una cinquantina furono fermati e portati alla questura di Firenze, dove io ero questore. 17 furono arrestati, sottoposti a Daspo con prescrizione per 5 anni di firmare il giorno della partita. E’ un fotogramma già visto. E’ chiaro che è un fatto di una gravità estrema nel momento in cui noi abbiamo messo insieme misure stringenti che sono riuscite a restituire serenità agli impianti. Voglio ricordare che noi a Roma, quando io ero questore nel triennio 2010-2012, abbiamo portato cinquemila bambini sugli spalti per un derby serale. Ricordo che abbiamo fatto giocare due derby con i reparti anti-sommossa lontani dallo stadio. Sono state smantellate le barriere dei settori ospiti. A Firenze ed Empoli per un anno intero si sono disputate gare a rischio senza reparti anti sommossa, che c’erano ma erano lontani dallo stadio pronti ad intervenire. Quindi perché ci allarmiamo adesso? Perché la situazione si era normalizzata. Per fortuna il sistema di sicurezza è stato tenuto in piedi. Tant’è che quella partita l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive la aveva valutata a rischio e ha fatto il suo dovere. I questori hanno messo i servizi dove era necessario metterli. Tant’è che poi quella previsione si è avverata, tanto è che hanno chiuso in fase di gestione e hanno ridotto il danno grazie ad un istituto in flagranza di perito. Hanno potuto liberare subito l’autostrada. Se avessero dovuto fare identificazione e arresti in flagranza, l’autostrada sarebbe rimasta bloccata per tutto il giorno. Grazie all’arresto in flagranza di perito invece è stato possibile documentare e mandarli via, tanto è che poi sono stati identificati 180 di loro”.

SULLA FALLA DELLA GESTIONE DELLA SITUAZIONE“L’anello debole è che da soli non si va da nessuna parte. Non ha funzionato se gli arrestati per un difetto di legislazione – e badate bene non sto accusando nessuno perché quella legislazione è frutto del lavoro del presidente dell’Osservatore dell’epoca, di un gruppo di eccellenti funzionari di polizia, e di un gruppo di super eccellenti esponenti del mondo del calcio – non vengono convalidati. Noi abbiamo voluto quella legislazione perchè ritenevamo necessario che fosse più forte l’inchiostro del manganello. Evitare fumogeni e manganellate che aumentano le tensioni sociali. Volevamo attuare il metodo della frusta e della carota. Usare il metodo dell’estremo rigore per permettere agli altri di godere lo spettacolo in serenità”

SULL’OSSERVATORIO NAZIONALE – “Io sono tra i fondatori dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, che è stato istituito perché c’era e c’è la convinzione che nessuno possa ritenersi detentore del monopolio della sicurezza, e che siamo fortemente condizionati dal modo in cui interagiscono gli altri. Quindi abbiamo preso i vari anelli della catena del mondo istituzionale e del mondo del calcio, li abbiamo messi insieme e abbiamo formato l’Osservatorio per prendere decisioni condivise. E’ stato un momento bello e forte che ha inciso in maniera determinante per restituire lo stadio alle famiglie”. 

SUL RAPPORTO CON IL MONDO DEL TIFO – “Ho aperto il dialogo e sono stato rispettato come istituzione dal mondo del tifo, anche da quelli che vengono chiamati ultras che non sono altro che persone che hanno una passione profonda per la propria squadra. Chi commette atti di violenza come quelli che abbiamo visto perché vogliamo chiamarli ultras? Andiamo a distruggere un patrimonio preziosissimo non solo per le società e per il calcio, ma proprio per il sociale. Voglio evitare che qualcuno possa generalizzare e criminalizzare il mondo del tifo. Il mondo del tifo va salvaguardato. Bisogna tenere distinti i banditi dai tifosi”. 

SULLA CRIMINALITA’ ENTRATA NEGLI STADI – “Lo abbiamo registrato da molti anni. Non dimentichiamo che la guerriglia urbana a San Giovanni ha visto anche la partecipazione di alcuni esponenti che poi andavano allo stadio. Lo stadio è un contenitore sociale, ci va l’avvocato e ci va anche chi va a fare le rapine. Ma il fatto che stia li non significa che il calcio vada identificato con la criminalità. Il calcio non è uno studio notarile per esempio, ma ci sono i notai”.

SU COME AGIRE – “Non voglio sovrappormi a quanto si sta facendo sul piano istituzionale. Stanno facendo molto bene. Mi è piaciuto il ministro su come si è mosso, mi è piaciuto l’osservatorio. Saranno fatti interventi mirati e severi, non generalizzati. Io mirerei a verificare con interventi mirati e selettivi. In un certo qual modo le società e le tifoserie nel breve periodo ne risentiranno, è inevitabile. Però l’intenzione penso sia quella di non penalizzare soggetti che non hanno niente a che vedere con quanto successo”.

SULL’ACCADUTO E SU EVENTUALI ERRORI DI PIANIFICAZIONE –  “Sono fatti fisiologici in un periodo lungo di attività. Nessuno immaginava di ritrovarsi nel 2023 con 300 persone e un centinaio della fazione opposta che si davano appuntamento per scontrarsi ad un casello autostradale. Meno male erano stati predisposti i servizi. Forse se avessero avuto cognizione prima di come si stavano organizzando sarebbe stata adottata altra misura. Ma non possiamo immaginare il rischio zero nella programmazione. La pianificazione c’è stata.  Ora come avviene dopo ogni fatto critico c’è stato un briefing tra tutti gli attori, che sono chiamati a gestire con una maggiore attenzione rispetto al passato. Quello che è accaduto ha fatto drizzare le antenne”.

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