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Da Totti a Ronaldinho, fino a Maradona: il cognome non è una garanzia, che beffa per i figli d’arte

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Totti, Ronaldinho, Maradona. Campioni senza tempo che hanno ceduto il passo, ma non è così semplice reggere il confronto per i figli d’arte.

Arriva per tutti il momento in cui i genitori ti portano al lavoro: tappa obbligatoria nella formazione e crescita di chiunque, il giorno al lavoro con mamma e papà. I figli dei vip non fanno eccezione: compresi i cacciatori. Molti sono abituati a vedere i propri figli in uno studio commerciale a stornare fatture, oppure in una farmacia o più semplicemente ancora in qualsiasi ufficio.

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Totti – Tvplay

Ce n’è per tutti: i figli entrano in questo mondo – ancora ignoto – che è quello del lavoro dove un giorno saranno anche loro. Più o meno da protagonisti. Poi c’è anche chi resta entusiasta e fa lo stesso lavoro del padre o della madre: essere calciatori è particolarmente stimolante e ambito, per questo quando il figlio vede giocare il padre o la madre (è possibile anche in Italia da quando il calcio femminile è diventato professionistico) resta più estasiato dei suoi coetanei.

Totti, Ronaldinho e Maradona: i figli d’arte tra aspettative e responsabilità

Lo stesso vale per la figlia. Quel che cambia, eventualmente, è il percorso. Essere figlio d’arte non è mai semplice: chiedere a Totti, Maradona e Ronaldinho. Nomi storici ed evocativi per il calcio che proseguono nella stessa direzione attraverso figli e – un domani non troppo lontano – nipoti. Le aspettative attorno a questi ragazzi sono molteplici: il padre era un fenomeno, quindi anche il figlio lo sarà. Un aspetto quasi sintomatico e troppo scontato che non perdona nessun tonfo.

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Ronaldinho, il figlio nel Barcellona (TvPlay.it)

Il figlio di Totti gioca nella Roma, le giovanili, ovviamente non può essere predestinato come il papà ma il nome che porta gli impone determinate cose. Lo stesso vale per Maradona Jr. El Pibe de Oro era il Dio del calcio, il figlio non può essere uguale. Anche per ragioni di conformazione. Il talento non è ereditario. Quasi mai almeno. Eppure gli sbagli di Jr. pesano di più. In ballo c’è la fama. Lo stesso si può dire per Joao Mendes: il figlio di Ronaldinho che ha firmato per il Barcellona e ha una pressione tremenda addosso. Suo padre lo incoraggia senza bruciare le tappe, almeno lui perché in città già gridano al miracolo.

“Torno volentieri qui”, ha detto Ronaldinho. Motivo per cui i riflettori sul ragazzo saranno ancora più accesi. Il calcio è una passione, ma per molti potrebbe diventare un fardello: le origini sono un vanto, ma talvolta anche una responsabilità. Esistono le eccezioni che confermano la regola, i Maldini insegnano. La differenza, in tal caso, la fa l’educazione prima che l’allenamento. Le colpe dei padri non devono ricadere sui figli. Stessa cosa per il talento che è un dono, non può essere – né tantomeno diventare – un obbligo.

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