Raiola, uno dei più grandi procuratori di tutti i tempi. Dalla sua morte, ci sono stati dei risvolti sconvolgenti e particolari.
Sono passati dieci mesi dalla morte di Mino Raiola e nessuno potrà mai dimenticare le sue immense qualità di agente di calciatore. La sua capacità di gestire, di trarre i maggiori benefici per il proprio assistito, trovando il miglior accordo in quel momento, prendendosi sempre tutte le responsabilità del caso. Un padre per tutti i suoi assistiti, più che un agente, perché era capace di difenderli in qualsiasi momento, prendendo anche le posizioni più assurde ma alla fine, grazie alla sua immensa bravura, la spuntava lui.
Quanti giocatori sono passati da lui, quante battaglie ha vinto ma soprattutto, quanti talenti sono stati lanciati. Uno è l’emblema di tutto, forse, cioè Zlatan Ibrahimovic: un giocatore maturato proprio grazie a Raiola e che proprio grazie a lui ha conosciuto palcoscenici importanti come quelli italiani, quelli inglesi, spagnoli e francesi. Senza dimenticare poi dei più giovani come Donnarumma e Haaland: calciatori seguiti da lui con stili differenti.
Raiola, le terribili telefonate dopo il dramma
La sua morte ha lasciato una terribile eredità ma anche un grande vuoto. A prendere in mano il suo impero è stata Rafaela Pimenta che, dopo esser stata la compagna di Raiola per 25 anni, ha deciso di mettere da parte una brillante carriera da avvocato e di tuffarsi nel mondo del calcio, ricoprendo così il ruolo di agente. Un ruolo difficile, ricco di insidie, soprattutto perché oltre al dolore per la perdita, la Pimenta ha dovuto affrontare anche gli avvoltoi.
A raccontarlo a quotidiano spagnolo ‘AS’ è stata proprio l’ex compagna dell’ex agente che ha detto: “Perché certi agenti, se così si possono chiamare, hanno chiamato alcuni giocatori lo stesso giorno che Mino è morto. Lo stesso giorno! Questo per me ha superato un livello che non mi aspettavo. So anche cosa hanno risposto quei giocatori. E per Mino sarebbe motivo di orgoglio quello che è successo. Invece i grandi agenti, che sono pochi, si sono comportati bene, assecondando, chiamando, con la loro presenza“.