Beppe Signori, talento e pazienza. La virtù dei forti: lui lo è stato davvero nel perseguire la propria battaglia contro i pregiudizi.
Beppe Signori, un bomber di razza. Di quelli che oggi probabilmente farebbero ancora la differenza, perché il senso del gol ce l’ha dentro. Proprio come il senso del pudore, in grado di farlo andare avanti a testa alta: sempre, anche quando sembrava non volerlo più nessuno per via di un fulmine a ciel sereno. Tutte le più belle favole hanno un lato oscuro: il suo si chiamava calcioscommesse. Vortice in cui è stato tirato dentro, senza alcuna motivazione, fattore che si è scoperto anni dopo.
Più di dieci, per la precisione. Anni bui in cui è stato al centro di maldicenze di ogni genere. Senza la concreta possibilità di replicare: la quantità di fango è direttamente proporzionale alle insinuazioni. Tormentone mediatico e sofferenza emotiva riassunte in un libro dal titolo “Fuorigioco” in cui Signori, venuto fuori da tutte le accuse, prova a tirare le somme.
Beppe Signori, il calcio e i processi: una vita in “Fuorigioco”
Comincia da quelle presunte combine di Modena-Sassuolo e Modena-Siena del 2011 per poi arrivare a tutto il meccanismo che lo ha portato a credere negli avvocati e nella Giustizia anche quando sembrava essere sul punto di rinunciare: “Ci ho rimesso un polmone”, racconta. Forato per lo stress, ma non è l’unica rinuncia che ha fatto in quella che resta una vera e propria Via Crucis. “Ho dovuto lottare per farmi ascoltare e ottenere credibilità. Quelli che si dicevano amici sono spariti tutti”.
Non fa sconti, Signori, che nel mondo del calcio ne salva due, tre. Gli altri li evita per quel che gli hanno fatto: “Io avevo una vita – racconta – me l’hanno portata via con le calunnie”. Ora è tempo di guardare avanti, ma fa fatica, Signori. Si sente passato. Un passato che prova a recuperare con la forza della dignità: “Ho scritto questo libro – ammette – con il fine che anche chi non voleva credermi possa farlo adesso”. La Giustizia ha fatto il suo corso: “Il fatto non sussiste”. L’ex attaccante, ora, scommette su sé stesso e un avvenire ancora da scrivere. Magari a tinte più leggere, con la serenità di chi al triplice fischio può dire di aver vinto.