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Turrini a TVPLAY: “Spalletti uno Scaloni 4.0. Italia? Manca la classe dirigente per portare un vero cambiamento”

Luciano Spalletti

Leo Turrini è intervenuto ai microfoni di calciomercato.it. Tanti i temi trattati nel corso della trasmissione TV Play

Leo Turrini, giornalista e scrittore, è intervenuto ai microfoni di calciomercato.it sul canale Twitch di Tv Play. Queste le sue parole.

Luciano Spalletti
Luciano Spalletti, Leo Turrini parla del tecnico del Napoli come uno Scaloni 4.0 (Ansa Foto)

SPALLETTI NUOVO SCALONI – “Una suggestione che mi è venuta dalla lettera di Messi, in cui ha detto che Maradona gli ha dato una mano da lassù. Napoli per Diego è stata una grande passione, sappiamo come sta giocando e allora mi è venuto in mente che pur non avendo Messi ma Kvara, Spalletti potrebbe essere la versione 4.0 di Scaloni in Serie A. Un’occasione così favorevole non capitava agli azzurri da una vita. Come scriveva il mio fratello e amico Mogol capiremo solo vivendo come andrà a finire”.

DIRITTI TV – “È stata la F1 a inventare la centralizzazione dei diritti televisivi, quasi mezzo secolo fa. Ecclestone disse che dovevano essere loro, che offrivano lo spettacolo, a confezionare il prodotto e a rivenderlo. Così la F1 è diventato un evento planetario, sfruttando anche le nuove tecnologie. Parlando del calcio italiano noto con dispiacere una cosa, c’è una paurosa mancanza di figure dirigenziali. Ho avuto modo di girare il mondo per decenni, le partite di calcio che venivano trasmesse anche molto lontano erano le gare della Serie A. Perché era il campionato di riferimento, i campioni venivano qua. Il tempo è passato, sono arrivate nuove figure come gli emiri, ma il nostro campionato è andato indietro su tutti gli aspetti, come organizzazioni, come impianti… secondo me è un problema anche e soprattutto culturale. Siamo stati condizionati anche da un provincialismo tutto nostro, ci siamo raccontati a lungo che siamo i maestri del calcio e altro, ma adesso basta vedere quanto incassa la Lega dai diritti tv venduti all’estero. C’è una colpa collettiva, recuperare non sarà semplice, perché vedo soluzioni sempre a spizzichi e bocconi. Adesso il governo ha rateizzato le tasse, ma non è una soluzione, è anche questo un posticipare i problemi. Aggiungo anche che una nazione come l’Italia viene eliminata due volte di seguito dai mondiali vuol dire che c’è un problema enorme alla base. Abbiamo perso un’intera generazione, quelli che cominceranno l’università nel 2026 non si ricorderanno nemmeno dell’Italia ai mondiali, erano in prima media quando l’Italia era ai mondiali l’ultima volta. Vedo pochi riflettere su questo ed è un peccato”.

STADI – “Nel 1990 abbiamo avuto i mondiali, una grandissima occasione, forse unica, per modernizzare gli stadi. Abbiamo invece costruito cattedrali nel deserto, il Delle Alpi a Torino, il terzo anello di San Siro, il San Nicola. Se invece guardi come hanno usato in Germania il volano dei Mondiali per modernizzare gli stadi. Noi invece abbiamo sprecato occasioni, siamo nel 2023 e abbiamo stadi brutti, non siamo in grado di invogliare le famiglie ad andare allo stadio, perché non riusciamo a marginalizzare il problema della violenza, i costi alti. C’è tutto un insieme che andrebbe riorganizzato da capo, ma non vedo in giro delle figure che facciano pensare che ci si arriverà”.

JUVENTUS – “Io sono tifoso dell’Inter… però Andrea Agnelli ha vinto nove scudetti di fila. Io penso, mi è capitato anche di scriverlo, che Agnelli abbia fatto la fine di Icaro, ha tentato il grande colpo con l’operazione Cristiano Ronaldo, era stato avvisato che era un’operazione che non stava in piedi ed è finita come è finita. Mentre sulla Juventus per ragioni dinastiche c’è un affetto da parte della proprietà, in Ferrari negli ultimi anni questo non si è visto. Gianni Agnelli per più motivi voleva bene alla Ferrari. Lo sapeva che era un sentimento e non solo un’azienda che vendeva macchine e quotata in borsa. Chi la guida deve essere appassionato, se invece chi la guida guarda solo in borsa c’è un problema. La Ferrari deve correre, a Maranello si diceva che non si spendeva una lira in pubblicità perché ci si faceva pubblicità correndo. E’ l’unica scuderia sempre presente in F1. La scelta di John Elkann di prendere la presidenza dopo la scomparsa di Marchionne è un segnale che comunque si rendeva conto che la Ferrari è anche sentimento. Ora si cambia di nuovo tutto, con Vasseur, che è uomo di corse, ha fatto debuttare tanti campioni, ma in Sauber e altre scuderie non ha lasciato ricordi indelebili, ma a Maranello trova anche altri mezzi. La macchina che debutterà a breve però sarà comunque quella di Binotto, dipenderà dal suo lavoro, potrà interferire nella gestione della squadra, con tutti gli errori commessi in passato relativo a questo, potrà cambiare qualche testa. Tra qualche settimana scopriremo i risultati”.

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