E’ andato via quasi tra i fischi, l’ha rivoluto Sarri che l’ha ricostruito e fatto ritornare ai vecchi fasti, se non ancora più forte
Quando è rientrato alla base l’anno scorso in tanti hanno storto il naso. La paura di rivedere i ritorni nel calcio che poi si trasformano in una specie di minestra riscaldata era parecchia. Ma Felipe Anderson col lavoro, col sacrificio e con la voglia di riscatto che aveva dentro dopo le brutte esperienze di Portogallo e Inghilterra, è riuscito non solo a ritagliarsi un posto da titolare fisso, ma è tornato ad essere il gioiello che tutti conoscevano. Anzi, forse ancora più forte e completo rispetto a quando era più giovane.
Pipe, è questo il suo soprannome, ha messo in campo tutto quello che sapeva fare. Non solo gol e tanta qualità, ma è tornato a fare giocate da fuoriclasse, sacrificarsi in fase difensiva e ripiegamenti da giocatore con la “g” maiuscola. Aveva lasciato la Lazio pensando di trovare maggior fortuna in Inghilterra, pensava di esplodere in tutto il suo talento, il primo anno non ha fatto male, ma poi non è riuscito ad ambientarsi e a ritrovarsi.E’ stato Sarri, che l’ha rivoluto perché credeva che quel giocatore che aveva ammirato quando era alla Lazio poteva ritornare anzi potesse diventare ancora più forte. E ha avuto ragione.
Il ragazzo discontinuo ora è diventato un giocatore vero
Tanto talento, ma davvero tanto, purtroppo non è continuo. E’ il suo tallone d’Achille. Quante volte è stata detta questa frase nei confronti di Felipe Anderson e lui ci stava male, ma non poteva dire nulla perché così era. Adesso, con mister Sarri sembra aver ritrovato non tanto una seconda giovinezza, anche perché ha solo (si fa per dire perché nel calcio moderno non è così tanto ndr) 30 anni, ma quanto una maturazione calcistica vera e propria. E invece i risultati ora dicono l’esatto contrario. In Serie A ne ha giocate 30 su 30, siglando sette gol e sei assist. Una marcia trionfale, quasi incredibile conoscendo il personaggio. Ed è tutto merito del tecnico toscano che su di lui ha lavorato come non mai.
Compie 30 anni e con lo Spezia si è fatto il regalo più bello. E’ andato vicino al secondo sigillo nella ripresa, ma la palla è uscita di poco. Felipe è finalmente cresciuto, maturato, cambiato e soprattutto rigenerato. E’ rientrato alla Lazio rinunciando alla metà del suo compenso, prendeva più di 3 milioni di euro a stagione, in biancoceleste, scommettendo su se stesso ne guadagna 1,6. Adesso è in procinto di firmare il rinnovo perché Lotito gliel’aveva promesso: fai bene e tornerai a guadagnare quanto prendevi prima. Detto fatto. Ora non resta che firmare il nuovo contratto e andare in Champions League con la Lazio. Il sogno più ambito di Felipe Anderson.