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Pippo Russo a TVPLAY: “La Prima Repubblica nel calcio italiano non è mai finita”

Pippo Russo

Il giornalista e saggista Pippo Russo ha parlato dei problemi della Lega Serie A e del caso D’Onofrio in onda su Twitch TvPlay. 

Durante la diretta Twitch di Calciomercato.it su TvPlay, il saggista e giornalista Pippo Russo ha detto la sua sui problemi della politica del calcio in Italia. Queste le sue parole.

Pippo Russo
Pippo Russo a TvPlay

COS’HA LA SPAGNA IN PIU’ DELL’ITALIA? – “Ha una cosa molto semplice, ma che confrontata con la nostra realtà pare complicata, la Spagna ha una scuola che ha saputo preservare, nonostante i mutamenti portati dal calcio globale, senza mai negare se stessa. Noi invece tra fine anni ottanta e inizio anni novanta c’è stata una certa fretta nel rinnegare il nostro stile di gioco molto difensivo, e non c’è vergogna nel dirlo, che però dava anche grandi talenti. Questo cambiamento qualcosa ha portato, ora non sappiamo più chi siamo e ci sono tanti stranieri nel nostro campionato, non abbiamo purtroppo molto materiale”.

LITIGIO IN LEGA – “Se noi cerchiamo i simboli della Prima Repubblica che nel calcio non passa mai ne troviamo quanti ne vogliamo. I riti sono sempre quelli, basti vedere chi è il presidente della Lega Pro e ci si dà risposte. Il fatto che Gravina sia sempre lì è l’altra faccia di tutto ciò che sta succedendo nella Lega Serie A, abbiamo fallito per la seconda volta l’accesso ai Mondiali. La prima volta la cosa è costata il posto al presidente, anche se forse sarebbe rimasto ed è stato defenestrato un po’ con la forza. Si fallisce per la seconda volta e nessuno vuole prendersi responsabilità, né il presidente federale né il ct che qualche responsabilità doveva averla. Questo fa parte di un sistema calcio italiano che è completamente immerso nella Prima Repubblica. In linea di principio la Lega Serie A dovrebbe essere l’attore forte politicamente del calcio e oggettivamente lo è con la federazione un po’ più in seconda battuta. Storicamente però vediamo che nell’ultimo decennio la Lega Serie A non riesce a esprimere però una leadership a livello di presidenza, da anni, a partire da Beretta, abbiamo il presidente della Lega Serie A come presidente di mediazione. Se pensiamo che invece il presidente di una lega professionistica dovrebbe avere un profilo vagamente equiparabile a quello dei commissioner delle leghe professionistiche statunitensi, vediamo quale sia lo scarto di visione e progettualità. Nella realtà i presidenti della Lega Serie A, quella che si definisce la Confindustria del calcio italiano, sono dei presidenti che devono limitarsi a fare un lavoro di mediazione e deve farlo avendo come riferimento un’assemblea di presidenti che sono in continuo litigio fra di loro. Ci troviamo in una situazione in cui abbiamo un presidente di Lega eletto con 11 voti a 9, che certifica la spaccatura di questo organismo, cosa volete che faccia questa lega?”.

CASO D’ONOFRIO – “Trovo sconcertante che dobbiamo assistere ancora a casi del genere che sembrano riportarci a un’Italia in bianco e nero. Il caso D’Onofrio sembra venir fuori da un film di Totò e Peppino. Com’è possibile che nell’Italia del 2022, dove se vai su internet sai tutto, una persona abbia potuto nascondere certe cose. E’ un qualcosa di inspiegabile, evidentemente il sistema calcio fa acqua da tutte le parti e non è capace di autoriforma. Se attendiamo che il mondo del calcio proponga soluzioni per risolvere i suoi problemi possiamo aspettare all’infinito”.

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