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MAMOLI: “CRESCIUTO CON BRYANT, BOSTON I FAVORITI PER VINCERE. WEMBANYAMA E’ IL GIOCATORE DEL FUTURO”

Alessandro Mamoli

Il giornalista Alessandro Mamoli è intervenuto in diretta ai microfoni di TvPlay.

“RIFAREI IL PERCORSO FATTO FIN QUI, MA HO UN UNICO RIMPIANTO…” – “Rifarei tutto il percorso che ho fatto. Al me bambino gli direi di tenere quella passione che ha sempre avuto per la pallacanestro e che lo ha guidato ad essere prima un giocatore, seppur non ad altissimi livelli, e poi un giornalista. Gli avrei però consigliato di fare un’esperienza in un collage negli Stati Uniti perché è l’unico rimpianto che ho”. 

“SONO CRESCIUTO CON KOBE, HO UN MOMENTO PREZIOSO CHE CONSERVO DI LUI” – “Ho avuto la necessità di condividere nel libro quella settimana che ho vissuto a Los Angeles il giorno dopo la scomparsa di Kobe Bryant. Per me lui è sempre presente. Siamo cresciuti insieme e in maniera parallela perché quando io giocavo anche lui giocava, lo vedevo. Quando ho iniziato a fare il giornalista ho avuto la possibilità di commentarlo. All’inizio della stagione 2015-16, quella in cui poi si è ritirato, io lo incontrai in un corridoio e ci fermammo a parlare per qualche minuto. Quello fu il momento più prezioso che conservo di lui”. 

“IL BASKET E’ CAMBIATO MOLTO, AVER GIOCATO MI AIUTA A CAPIRE CERTE DINAMICHE” -“Io ho vissuto l’esperienza di fare il giornalista dopo essere stato un cestista. Sicuramente mi ha aiutato a capire certe dinamiche e ad alimentare la passione. Non sono stato un professionista ma un semi-professionista e tutto ciò mi ha aiutato anche nel mio lavoro attuale a capire certe cose d’istinto. Ora il gioco è molto cambiato rispetto al passato. All’inizio della mia carriera avevo appunto l’istinto del giocatore, adesso è tutto più rapido e l’apprendimento lo fai vedendo partite e capire perché accadono le cose”. 

“JAMES E DAVIES SONO PRODUTTIVI MA NON IN PROSPETTIVA FUTURA” – “E’ molto difficile mettere dei giocatori al fianco di Anthony Davies e Lebron James, perché giocano una pallacanestro produttiva ma non a lunga scadenza per vincere. Per farli rendere al top devono giocare come dicono loro e devi mettergli affianco dei giocatori ‘soldati’ che non si lamentano troppo perché dipendi da loro. Lebron è un accumulatore di punti e statistiche all’antica: è ancora straordinario ma forse un po’ fuori dai tempi della pallacanestro odierna dove tutti i giocatori sono incisivi alla stessa maniera”.

“NON SONO FANATICO DEI GIOCATORI, MI PIACE RICONOSCERE LA QUALITA’ DELLE SQUADRE” – “Io sono poco tifoso. L’NBA è già una ‘players league oriented’: giocano Lakers contro Dallas ed è Lebron contro Doncic. Ci sta che ci siano i volti e i giocatori immagine perché ad oggi i tifosi si rivedono nei loro beniamini, ma credo che Denver e Philadelphia abbiano una profondità di squadra che non eguali. A me piace di più parlare delle squadre e non dei singoli perché è bello riconoscere la qualità e il livello di tutta il roster”.

“IL PLAYMAKER NON ESISTE PIU’, FINITA L’ERA DEI GOLDEN STATE” – “Curry non sta andando benissimo finora e secondo me non è un playmaker, parliamo di un ruolo che non c’è più. Una volta era il più basso, il più rapido della squadra e quello che portava la palla nell’altra metà campo. Il playmaker dei Denver è Jokic. Temo che sia finita l’era dei Golden State: stanno affrontando delle difficoltà che in passato riuscivano invece a gestire. Klay Thompson, ad esempio, ha fatto delle dichiarazioni che fanno intendere che non sia più quello di una volta. Purtroppo il tempo passa anche per lui e gli infortuni l’hanno limitato. Chicago non vince dal 1998 ma il palazzo è sempre esaurito. Gli Warriors sono comunque così, anche se non vince la squadra comunque è seguita dai tifosi, ma faranno tutto il possibile per vincere”. 

“DALLAS STA ANDANDO MEGLIO, PHOENIX PUO’ SEGUIRE LE ORME DEI CLIPPERS” – “Dallas mi ha stupito al contrario. La classifica è molto corta ma sta andando meglio del previsto ma se vuole andare avanti fino in fondo deve fare sempre un punto in più degli avversari. Phoenix sta facendo lo stesso percorso dei Clippers: all’inizio sono andati malissimo poi hanno trovato equilibrio diventando una macchina da guerra. Hanno una serie di giocatori che spostano e che hanno senso di rivalsa perché ci sono diversi di loro che non hanno ancora vinto. Sacramento e New Orleans sono in linea con quanto fatto l’anno scorso. Non mi stupiscono Oklahoma City e Minnesota, ma mi aspettavo un miglioramento, dimostrando di essere concreti quando arrivano ai play-off”.

“BOSTON SQUADRA PIU’ FORTE DELL’NBA, SONO I FAVORITI PER VINCERE” – “Boston è la squadra più efficace di tutta l’NBA. Dal 2011-12 San Antonio Spurs, i Miami Heat, Golden State, i Clippers e i Celtics sono le cinque squadre coi migliori record degli ultimi 12 anni. Hanno giocato e vinto delle finali. Per la legge dei grandi numeri mi aspetterei una finale Clippers contro Celtics, poi ci sono sempre situazioni inaspettate. Sulle sette partite vince sempre la squadra più forte ma ci sono anche circostanze che possono incidere come infortuni e stato di forma. In ogni caso mi sento di dire che sarei stupito se i Boston Celtics non arrivassero in finale quest’anno perché sono i favoriti per vincere”.

“OKLAHOMA E MINNESOTA IN ALTO ATTRAVERSO UN PERCORSO” – “Oklahoma e Minnesota, sulla carta, sono ancora acerbe per puntare a grandi risultati. Stanno cercando di arrivare in alto attraverso un percorso e credo ci voglia grande spirito di adattamento per aspirare al top. L’anno scorso però, quando sono iniziati in pochi pensavano che Denver e Miami potessero arrivare in finale”.

“EQUILIBRI INTERNI FONDAMENTALI, SERVE CREARE ALCHIMIA DI SQUADRA” – “Ci sono degli equilibri all’interno di una squadra che sono fondamentali e non riguardano solo l’impatto che può avere un giocatore all’interno di una squadra. Magari hai tre top player che sai che vanno a canestro, ma poi devi pensare a come agganciare tutti gli altri per far sì che la squadra renda al massimo”.

“WEMBANYAMA E’ IL FUTURO, IL BASKET VA IN QUELLA DIREZIONE” – “Da un punto di vista fisico e atletico Wembanyama è il futuro, ha avuto un impatto clamoroso in NBA. E’ entrato con un hype che non si vedeva dai tempi di Lebron James. Fa già la differenza nonostante la giovane età. Per il corpo che ha ha una capacità di muoversi incredibile. La mia sensazione è che il gioco evolverà e ci saranno sempre i Curry di turno, ma il prototipo del cestista del futuro avrà le caratteristiche di Wembanyama, nonostante spero che resti uno sport variopinto a livello di caratteristiche dei giocatori”. 

“COMPONENTE FISICA SEMPRE PIU’ FONDAMENTALE, IL BASKET E’ SEMPRE PIU’ VELOCE” – “La componente fisica è diventata centrale, ben più dell’esigenze tecniche. I giocatori hanno cura del corpo che non ha precedenti rispetto al passato ed è fondamentale perché il basket è uno sport molto veloce. Un domani l’NBA non sarà più una questione televisiva ma di distribuzione generica, con Amazon che interviene sulle televisioni locali per mettere del grano ed entrare nel business. Una volta volevi aspettare per vedere i Lakers, e in Italia c’è ancora un po’ questa mentalità, oggi una partita come Minnesota-Indiana la vedi volentieri, ma anche partite minori perché ci sono giocatori interessanti che hai piacere di guardare”.

“NBA SEMPRE PIU’ GLOBALE, VA BENE INSEGUIRE LE NOVITA’ MA BISOGNA STARE ATTENTI” – “La cultura americana è diversa. Il baseball è lo sport dei bianchi ed è qualcosa di conviviale, quasi non importa chi vince. L’NFL è fatto di un numero limitato di partite e ogni volta è un evento. L’NBA ha invece una marea di partite, giocano tutti i giorni e il valore della singola partita è ovviamente meno sentito rispetto all’NFL. In ogni caso è una lega che è diventata sempre più globale perché è nel suo DNA da sempre. Sta facendo delle scelte che possono far discutere come ad esempio abbracciare i paesi arabi oppure autorizzare i fondi sovrani ad entrare nelle franchigie. Dimostrazione di quanto siano sempre più ricche le squadre NBA. Io credo che comunque si debba stare attenti perché poi il rischio è di scottarsi. Inseguire e rincorrere la grande novità fa sì che l’NBA resti ad livello come lega globale, ma deve leggere meglio quali sono le vere possibilità”.   

“GAP TRA USA E EUROPA E’ NELLE STRUTTURE E NELL’ORGANIZZAZIONE” – “Differenze tra Stati Uniti e Europa? Se tu prendi i primi quattro migliori giocatori in NBA sono uno sloveno, un serbo, un camerunese e un greco. Come scuola ci sarà sempre più la volontà di guardare all’Europa e in Africa, ma anche all’Asia perché sono mercati che possono cambiare il mondo da un punto di vista economico e commerciale. Come strutture e organizzazione invece c’è una distanza oceanica. Oggi il giocatore più pagato dell’Eurolega ha uno stipendio nettamente inferiore a chi gioca in NBA. Io credo che siano due mondi diversi organizzati in maniera completamente opposta. Non giudico se sia meglio l’NBA o l’Eurolega, cerco di prendere il positivo da entrambi. Il gap strutturale, però, penso che ci sarà sempre. Poi se i migliori prospetti europei che escono dopo un attimo vengono presi in NBA diventa ancora più complicato, ma ci sta perché la forza commerciale del campionato americano non ha eguali con l’Europa”.

“ALL STAR GAME ERA UN EVENTO UNICO, OGGI E’ UN MOMENTO DI VACANZA” “L’All Star Game lo vedevo con la bava alla bocca perché vedevo tutti i migliori contemporaneamente sullo stesso campo. Poi all’epoca vedevi una partita di NBA alla settimana, quindi era un evento unico perché i giocatori avevano la possibilità di mettersi in mostra e vendere la loro immagine. Ora è diventato un momento di vacanza tra giocatori che non difendono, non vogliono farsi male e fanno finta di essere tutti amici”. 

 

 

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